Vita segreta di Maria Capasso

IMG_1850

Mi chiamo Maria Capasso e ve lo dico papale papale…”

Altra grande prova della sempre più brava Luisa Ranieri per un film dal contenuto cinico ed angosciante, eppure preziosa fonte di riflessione personale e sociale. Se siamo arrivati a mandare sullo schermo (grande o piccolo non fa molta differenza, ormai) film del genere, questo vuol dire che il fenomeno di cui esso tratta non è più così lontano dalla realtà…

Partiamo dalla trama. Maria è una donna che, per mantenere la famiglia a fonte della grave malattia che ha colpito il marito, inizia a lavorare per il ricco Gennaro, che, dopo averla convinta a trafficare droga, la trascina in un vortice criminale.

Ho assistito allibita alla determinazione di questa donna, che non tanta semplicità è capace di passare dallo status di madre/moglie a quello di assassina spietata e fredda, come una moderna Medea euripidea. La sua coscienza è “a posto”, perché quello che la spinge non è una pulsione criminale, ma la necessità, l’indigenza, la voglia di provvedere ai figli il meglio possibile. Poi questa necessità diventa pulsione di conquista sociale, voglia di entrare nel “cerchio magico” di quelli che contano, quelli che guadagnano forte. Una sorta di “self-made woman” pronta a tutto, persino a “vendere” la propria figlia (aborro l’espressione e capisco che può essere fuorviante, ma la traggo di peso da un dialogo del film…).

E la conclusione non poteva che essere quella che Salvatore Piscicelli ci propone. Per mettere i puntini sulle i, forse, per far capire che non si tratta di un film-modello, probabilmente, per aprirci gli occhi su quelle che possono essere le conseguenze di simili scelte, molto probabilmente.

Pazzesca la dolce e rasserenante scena finale, ossimorica rispetto all’evoluzione della trama, eppure l’unica possibile, se ci pensiamo bene… Un film di denuncia sociale, quindi, un film dal realismo forte e tangibile, un film da vedere con la giusta disposizione d’animo. Quando siete pronti psicologicamente…

IMG_1851

 

Ho scoperto con piacere che esiste anche il libro omonimo, dello stesso Piscicelli, del 2012. Non potrò che leggerlo, quando sarò pronta…

Cosa aggiungere? Forse due parole sulla scelta della colonna sonora: difficile immaginare una canzone più adatta della famosa “Splendido splendente” della evergreen Donatella Rettore…