BARBIE

“Ma io sono Barbie stereotipo!

Barbie

“Barbie” è un film del 2023 diretto da Greta Gerwig. La pellicola è il primo adattamento cinematografico live action della celebre serie di fashion doll della Mattel “Barbie”.

Un film esilarante, ma non solo! A metà tra film da botteghino e commedia filosofica femminista, a mio avviso la pellicola merita il successo che sta riscuotendo. Tematiche sociali, neofemminismo, dignità della donna, parità di genere, società patriarcale, mondo del lavoro, crescita personale, riflessioni sulla vita: tutto questo accompagna le scene infarcite di rosa (perché “il rosa calza bene su tutto”) ambientate a Barbieland, dove vive la biondissima Barbie con le infinite sue riproduzioni e varianti sul tema. Ogni sua giornata è perfetta, proprio come lei, donna di una bellezza perfetta e incomparabile, dalle misure perfette, dall’outfit sempre perfetto e calzante, dal contesto sempre perfetto e senza macchie;  fino a quando – inspiegabilmente – qualcosa non inizia ad andare storto. Barbie dovrà allora intraprendere un viaggio nel mondo reale per trovare la causa dei suoi problemi e, forse, trovare se stessa. Lì scoprirà le difficoltà della vita reale (“Se avessi davvero i piedi così, non indosserei mai i tacchi!”), le fatiche dello stare al mondo, le discriminazioni sul mondo del lavoro e soprattutto il vero mondo delle adolescenti, anche quelle che NON vestono di rosa e NON la considerano perfetta, ma la odiano per il suo essere modello perfetto che fa sentire loro inadeguate, imperfette, non a posto (e che le danno addirittura della “fascista”): così lei, che era convinta di esistere per loro, capisce di essere davvero la loro condanna. E avrà occasione di conoscere persino una misteriosa vecchina, che solo alla fine si scoprirà essere la sua fortunata inventrice (Ruth Marianna Handler, nata Ruth Marianna Mosko, è stata un’imprenditrice statunitense, cofondatrice di Mattel insieme a Harold Matson e al marito Elliot Handler, e considerata l’ideatrice della bambola Barbie).

Insomma, l’altro giorno sono entrata al cinema attorniata da uno stuolo di ragazzine e ragazze vestita di rosa in tutte le sue declinazioni (doveva essere un “must” richiesto da qualche Tik Tok) chiedendomi se non avessi per caso sbagliato sala, notando anche che gli adulti come me erano davvero pochi. E invece la scelta era stata azzeccatissima! Probabilmente noi adulti – complice l’età e l’esperienza di vita – eravamo quelli che riuscivano a ridere di più alle “scene macchietta” sulla contrapposizione tra sessi e sulla rappresentazione delle storture del mondo lavorativo. Ma attenzione: si trattava comunque di un riso sardonico, non di comicità pura! Avete presente la differenza pirandelliana tra “avvertimento del contrario” e “sentimento del contrario”? Ecco, intendo proprio quell’esperienza lì…

Ho letto poi sul web di tutte le polemiche social che si sono scatenate da parte del pubblico maschile, che si è visto offeso nel modo in cui è stato rappresentato: ma ad un occhio davvero attento era evidente che la rappresentazione non era né da cliché né sterilmente contrappositiva e “veterofemminista” (etichetta che è stata sbrigativamente affibbiata al film), anzi! Emblematico in questo senso il colloquio tra Barbie e Ken dopo la “riconquista” femminile della reggenza di Barbieland, divenuta temporaneamente Kenland: un invito al suo uomo alla ricerca di sé stesso e al conseguimento della sua pienezza, ACCANTO al mondo femminile, non isolato e ghettizzato da essa! Per una ricerca di una serenità e felicità condivise, quindi piene.

Complimenti alla regista, dunque, per aver saputo trattare BENE tematiche così sensibili, senza scadere nei puri stereotipi!

Graditissima e ad hoc, alla fine, persino la malinconica e struggente voce di Billie Eilish!

Insomma, il film dell’estate. Per riflettere…