Dialoghi di profughi

Dialoghi di profughi

Mettiamola così: l’uomo è un meccanico portatore di passaporto…

La Compagnia Chille de la balanz, la storica compagnia del teatro di ricerca, nata a Napoli nel 1973 e da oltre vent’anni residente nell’ex-manicomio di San Salvi a Firenze, presenta DIALOGHI DI PROFUGHI.  Lo spettacolo parte dall’omonimo testo incompiuto di Bertolt Brecht. Si tratta della prima messinscena da un testo raro, scritto nel 1940-1941 negli anni del suo esilio in Finlandia dopo la fuga dalla Germania nazista, ma pubblicato postumo nel 1962, quindi ha il sapore del testo avanguardistico.

Lo spettacolo parte dall’arrivo ad Helsinki dello scrittore di drammi. Brecht (rappresentato da Claudio Ascoli) è perennemente accompagnato dalle voci della sua famiglia allargata e delle sue donne.  Al ristorante della stazione, davanti ad un boccale di birra, Brecht scrive senza sosta proprio “Dialoghi di profughi”. Un espediente di METATEATRO di pirandelliana memoria, dirà qualcuno di voi… Esattamente! Arrivano poi, quasi per caso, due giovani attori (Matteo Pecorini e Rosario Terrone): vengono da Copenaghen, dove hanno recitato “Teste tonde e teste a punta”, un’ altra commedia brechtiana, in un altro intervento di Metateatro pirandelliano! D’un tratto il ristorante si trasforma in Teatro (altra trovata di Metateatro!) e prende vita il divertente dialogo tra lo scienziato-intellettuale Ziffel e l’operaio Kalle, sotto l’occhio vigile di Brecht, che interviene in modo piccato quando gli attori non sono all’altezza della sua opera! Nei loro dialoghi spesso bislacchi c’è spazio per la storia, l’attualità, la Vita, ma anche per  Hitler, chiamato ora “l’Imbianchino” (fantastica e icastica immagine…) ora  “Comediavolosichiama” (una sorta di “Innominato” manzoniano…).

“Il passaporto è la parte più nobile di un uomo. E difatti non è mica così semplice da fare come un uomo. Un essere umano lo si può fare dappertutto, nel modo più irresponsabile e senza una ragione valida; ma un passaporto, mai. In compenso il passaporto, quando è buono viene riconosciuto; invece un uomo può essere buono quanto vuole, non viene riconosciuto lo stesso. I passaporti si fanno soprattutto per via dell’ordine. (…) La metta così: dove niente sta al posto giusto, c’è disordine. Dove al posto giusto non c’è niente, lì c’è ordine. L’ordine oggigiorno si ha soprattutto là dove non c’è niente; è un fenomeno di carenza”.

Frasi lapidarie, ma anche attuali, corrosive e amaramente divertenti che fanno scaturire in tutti gli spettatori una riflessione su potere e populismo: “Le dirò una cosa: il potere, il popolo se lo prende solo in caso di estrema necessità. Dipende dal fatto che gli uomini in generale pensano soltanto in caso di estrema necessità. Solo con l’acqua alla gola. La gente ha paura del caos. Ha sempre bisogno di ordine.

Credo che non serva aggiungere altro…

Meditiamo, gente, meditiamo!

 

(Immagine e testo di partenza-liberamente riadattato e integrato- tratto da RomaToday)