Un altro grande che se ne va…

«Quest’idea imbecille d’una società violenta e rancorosa, che ti spinge a trovare chi sta peggio di te e a dargli la colpa dei tuoi guai. Mai uno di loro che punti il dito su quelli che stanno meglio, eh?»

Stavolta il maledetto Covid 19 dovrebbe non entrarci affatto, ma questo non cambia il risultato: oggi ci ha lasciato anche il grande Gino Strada, all’anagrafe Luigi (Sesto San Giovanni, 21 aprile 1948 – Rouen, 13 agosto 2021). In estrema sintesi, un medico, attivista e filantropo italiano, fondatore, assieme alla moglie Teresa Sarti (1946-2009), dell’ONG italiana Emergency.

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Una vita dedicata agli altri, ai deboli, ai malati, agli oppressi. Poco tempo da dedicare al gossip, alle copertine dei rotocalchi e alle comparsate in tv.  Quelle rare volte che si aveva la fortuna di vederlo in qualche trasmissione, invitato a parlare di qualche tragedia, qualche emergenza sanitaria o simili era un piacere stare a sentirlo. E non solo per il suo modo di parlare, sempre pacato e tranquillo, ma anche e soprattutto per quello che diceva. Parlava sempre da amante della vita, fiducioso nella scienza e da inguaribile missionario. Um missionario laico, un uomo dedito al recupero, alla cura, alla guerra. Quella giusta, quella santa, quella non violenta.

Faceva  il chiururgo di guerra e in questa veste ha fornito assistenza gratuita a oltre 6 milioni di pazienti in 16 Paesi nel mondo. Non mi sembra poco, no?

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Uma vita dedicata alla SUA Emergency, nella quale -dopo la morte della moglie Teresa-  il ruolo di Presidente è stato assunto dalla figlia Cecilia, che sembra essere della stessa pasta e della stessa tempra del padre. Per questo, anche se ora che ci ha lasciato ci sentiamo soli, smarriti e incerti, ci conforta la certezza che la sua semina non è stata sterile…

Addio, grande Gino.

Grazie di tutto quello che hai fatto. Per tutti.