Storia di Sergio

ʍ LA PRIGIONIA, w LA LIBERTà! 

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Quest’anno ho deciso di “festeggiare” il 25 aprile pubblicando la recensione di un libro “a tema” che (casualmente…) ho finito di leggere qualche giorno fa…

“Storia di Sergio”, scritto da Andrea e Tatiana Bucci, con il contributo di Alessandra Viola, ricorda un bambino di sei anni, Sergio De Simone, “colpevole solo di esser nato” durante la Seconda guerra mondiale, durante la quale suo padre è stato fatto prigioniero; per questo la mamma decide di trasferirsi con lui da Napoli a Fiume per stare insieme alla nonna, agli zii e alle cugine Andra e Tati. Lì crede di essere più al sicuro e di poter proseguire a vivere con il suo bellissimo figlio. Con le ristrettezze tipiche di un periodo di guerra, ma con una certa tranquillità…  Invece una notte vengono portati via. Senza un apparente motivo. Inizia così il viaggio che condurrà Sergio nei campi di concentramento di Auschwitz Birkenau e Neuengamme, precisamente in quei settori chiamati kinderblok, baracche in cui vengono alloggiati i bambini che verranno usati per gli esperimenti medici dei nazisti. Sergio rimane anche lì il bambino coraggioso che è, quello che non si perde mai d’animo. Sua madre gli ha trasmesso un irrimediabile ottimismo che lo sostiene anche nei momenti più difficili. Il suo unico obiettivo è ricongiungersi a lei e per questo farebbe qualsiasi cosa, anche quello che non dovrebbe mai fare: AMMETTERE DAVANTI AI SUOI AGUZZINI DI VOLERLO FARE.

Questa debolezza è la causa della sua ulteriore “selezione”, del precipitare della sua vita, della reclusione, della tortura, della morte ignominiosa. Solo questa.

“Conoscevo bene la storia di mio fratello, cioè sapevo che era stato deportato e poi di lui si erano perse le tracce, ma -come mia madre diceva- credevo che prima o poi sarebbe tornato come erano tornate le mie cugine. “Un bambino così bello” diceva mia madre, “l’avranno adottato i russi o i polacchi! Vedrete che un giorno tornerà. Busseranno alla porta e sarà lui”. (Testimonianza di Mario De Simone, fratello di Sergio)

E invece no. Sergio non è tornato. E come lui non è tornato NESSUNO degli altri 19 bambini uccisi come lui a Bullenhuser Damm, in una apparentemente tranquilla scuola elementare.

Ci sono voluti decenni e decenni perché tutto venisse alla luce. Grazie ad un ritrovamento casuale e fortuito (come capita molto spesso): l’uomo che durante la guerra era stato il custode di quella scuola degli orrori aveva avuto l’incarico di distruggere una scatola di latta  che conteneva parte dei documenti che riguardavano proprio l’eccidio di quegli innocenti; lui, invece, l’aveva sotterrata per decenni, poi, sul letto di morte, l’aveva consegnata. Questo gesto “grande” permise di scoprire la verità inenarrabile. La madre, appresa la vera sorte del figlio, che aveva continuato ad attendere per tutta la vita, morì di dolore.

Come l’associazione Sergio De Simone, nata con la volontà di onorare la memoria e mantenere vivo il ricordo di questo bambino innocente, noi non possiamo che RICORDARE.

Anche e soprattutto oggi!

Buon 25 aprile di Liberazione a tutti…