Il cattivo poeta

“D’Annunzio è come un dente guasto: o lo si ricopre d’oro o lo si estirpa” (Starace)

 

Sergio Castellitto nei panni del Vate

Sergio Castellitto nei panni del Vate

“Il cattivo poeta” è un film del 2020 scritto e diretto da Gianluca Jodice.  Presentato in anteprima alla Festa della Rivoluzione di Pescara (città scelta non a caso) l’8 settembre 2020, avrebbe poi dovuto essere distribuito nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 5 novembre 2020, ma è stato rinviato a causa della chiusura delle sale per la pandemia di COVID-19  al 20 maggio 2021.

La pellicola narra gli ultimi anni di vita di Gabriele D’Annunzio, magistralmente interpretato da Sergio Castellitto.

La storia inizia nel 1936. Il giovane bresciano Giovanni Comini (interpretato da Francesco Patanè, che è anche la voce narrante del film), convinto sostenitore del Partito Nazionale Fascista, viene promosso federale. Poco dopo la sua nomina, a motivo della sua predisposizione alla poesia, Achille Starace gli affiderà una missione cruciale: dovrà entrare nelle grazie del grande poeta Gabriele D’Annunzio e spiarlo per conto del regime. Il poeta è oramai insofferente da tempo al fascismo, e poiché una nuova guerra è ormai considerata alle porte, Starace teme che se una persona di tale popolarità si esprimesse a sfavore dell’alleanza fra Mussolini e Hitler, la fiducia popolare sarebbe messa a repentaglio. Comini diventa così un assiduo frequentatore del Vittoriale, dove D’Annunzio si è da tempo ritirato in esilio, assistito dalle fedeli Luisa Baccara e Amélie Mazoyer. Il Vate, ormai vecchio, vive in completa clausura; perso nel ricordo delle sue glorie passate (tra cui soprattutto l’impresa fiumana), limita al massimo le sue uscite pubbliche ed è  sempre più dipendente dalla cocaina. Tuttavia si affeziona molto a Comini, pur consapevole fin dall’inizio della sua missione; anche il giovane federale inizia pian piano a subire la fascinazione del poeta. Il Vate, nel frattempo, inizia a manifestare segni di squilibrio e di insofferenza per il suo essere “messo a margine” della vita sociale e politica da un Duce irriconoscente. Riesce finalmente ad incontrarlo presso la Stazione di Verona Porta Nuova, al ritorno dal suo viaggio in Germania, ma questi lo ignora a bella posta e lo tratta con estrema sufficienza. D’Annunzio, sconvolto, finisce per avere un crollo psicofisico.

Nel 1938  D’Annunzio muore in circostanze poco chiare. Durante i suoi funerali, ai quali presenzia lo stesso Duce, Amélie regala a Comini una piuma di pavone appartenuta al Vate, a simbolo della loro amicizia.

Ottimo il taglio narrativo, indiscutibile la bravura di Castellitto, calatosi benissimo nei panni del Vate, efficace la sua declamazione di alcuni suoi famosi versi. Efficace anche la scelta del titolo: un’ipotetico “Il vate” sarebbe stato molto più scontato, ma avrebbe qualificato molto mono la “presentazione” del personaggio, la sua pericolosità agli occhi del Fascismo, ma anche l’idea che gli altri avevano di lui (bellissima e significativa la scena del racconto dell’episodio del pavone, raccontata dal Vate al suo ormai amico e confidente Giovanni).

Insomma, un film da vedere. Assolutamente.

(dati essenziali della trama tratti dalla relativa pagina di wikipedia)