BUON 2023

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NON POSSO CHE FARE MIO QUESTO BELLISSIMO AUGURIO TROVATO SUL WEB:

Covid, guerre, minaccia atomica, inflazione, alluvioni e global warming.
Praticamente ho paura di dire “Buon 2023”
(Fabrizio Caramagna)

In ogni caso… AUGURI!!!

Anzi, AUGURI alla maniera degli antichi Romani, che NON si auguravano reciprocamente “buona fine e buon principio”, ma esattamente l’inverso: “buon principio e buona fine”. Essi dicevano infatti “ut annare perennareque commode liceat” dove utliceat ha valore desiderativo (perfetto per gli auguri) e per “annare” si deve intendere l’entrare felicemente nel nuovo anno, e col “perennare” il condurre a buon fine quello uscente. Non a caso la divinità preposta alla specifica circostanza era Anna Perenna.  Come dice il suo “nome parlante” (PER-ANNOS > PERENNA), infatti, Anna Perenna era un’antica dea romana che presiedeva al corso dell’anno o, più propriamente, al perpetuo rinnovarsi dell’anno.

La tradizione più comune, in particolare Ovidio nei Fasti la identifica con Anna, sorella di Didone, che dopo la tragica morte di questa, andò in esilio e si rifugiò a Malta, presso il re Batto, per sfuggire al fratello Pigmalione che la voleva rapire. Nuovamente costretta a prendere il mare, naufragò sulle coste del Lazio dove, amorevolmente ospitata da Enea, suscitò la gelosia della moglie Lavinia.  Didone, apparsale in sogno la esortò ad abbandonare la casa ospitale, e da allora si crede che il dio del fiume, il cornigero Numico l’abbia rapita con le sue onde impetuose e l’abbia nascosta nei suoi antri, per tramutarla in ninfa e farla diventare sua sposa.

Peculiare (secondo quello che leggiamo nel poema di Silio Italico) è la decisione della divinità prettamente laziale, di porsi al fianco dei Cartaginesi nella guerra punica,  giustificata però dalla sua condizione di sorella di Didone.

Secondo un’altra versione Anna Perenna era una vecchina di animo buono che aiutò i plebei romani durante i tumulti del 494 a.C., rifocillandoli con focaccine preparate con la massima cura da lei. I romani, per riconoscenza, la omaggiarono edificandole una statua.

La sua festa, comunque, era il 15 marzo e la sua celebrazione prevedeva lunghi banchetti all’interno di un bosco sacro alla dea. Queste feste erano un’occasione per il popolo di dare sfogo a grandi manifestazioni di allegria e di intrattenimento, come balli, canti osceni e soprattutto ubriacature.

Il bosco è stato identificato nell’attuale quartiere di Roma, Parioli, dove sono stati rinvenuti una fonte votiva dedicata alla dea e numerosi oggetti attestanti pratiche magiche svolte presso il sito, risalente al IV secolo a.C.. Tra i vari oggetti, spiccano delle defixiones (“maledizioni”) incise su lastre di piombo e figure antropomorfe in cera e altri materiali organici, inserite a testa in giù in contenitori di piombo.

QUINDI… BUON PRINCIPIO E BUONA FINE a tutti!!!

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Fonte: Gli auguri di buon anno degli antichi romani – Expo Rome 2030