C’è un punto della terra…

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TITOLO COMPLETO: C’è un punto della terra… Una donna nel lager di Birkenau.

Il sottotitolo non è un dettaglio di poco conto, perché si tratta di una testimonianza al femminile che ha per oggetto l’essere femmina, in senso biologico: ciò su cui l’autrice (Giuliana Tedeschi) si concentra in questo libro (uno dei tanti sulla memoria dell’Olocausto), infatti, non è la condizione dell’uomo nell’universo concentrazionistico, bensì quella della donna.

Si tratta, infatti, di un racconto scarno e dimesso, ma allo stesso tempo quasi “epico”: una donna conduce giorno dopo giorno la sua logorante battaglia contro la fame, l’abbrutimento, la stanchezza, la disperazione, mostrandosi al contrario sempre più forte, grande contro chi la voleva sempre più debole.

Bellissima la descrizione (quasi lirica e romantica, se non fosse per il contesto in cui si cala) dell’incontro tra moglie e marito, confinati in luoghi diversi e lontani del Lager: “Egli vide sua moglie e il piccone gli rimase a mezz’aria. Gli parve ancora bella sotto gli abiti che le scendevano ai piedi senza grazia (…). I loro occhi si guardarono fin dentro con tutta l’anima, le loro bocche si schiusero senza pronunciar parola (…). Fu lui a parlare per primo. – Tieni duro. Coraggio, dobbiamo farcela… ritornare… Ti penso sempre. Ora che ti ho visto potrei lavorare sei ore di più e mangiare una fetta di pane di meno...”.

E poi la descrizione dello squallore della povertà e della privazione. Un passo per tutti: “La gamella nell’estrema miseria è un tesoro. Si sta seduti sulla gamella, si dorme sulla gamella, si stringe a sé freneticamente la gamella. Chi la perde è un vinto e non può rassegnarsi che alla morte“. Affermazioni che noi nella nostra quotidianità NON possiamo capire, che può cercare di spiegarci solo un reduce.

Imperdibile.

latineloqui69