Se chiudo gli occhi muoio

Disse proprio così: “Da qui non si esce se non dal camino”. Disse così.

Se chiudo gli occhi muoio

Ricorderò per sempre questo libro come “la mia lettura del 25 aprile”. Iniziato stamattina e proseguito questo pomeriggio, al caldo e piacevolissimo primo tepore del sole primaverile che quest’anno ha tardato a mostrarsi, mi sono trovata immersa nella Postfazione senza rendermi conto di quanto avessi letto e di quanto tempo fosse passato…

Che dire? Un libro bellissimo, come tanti altri del genere, ma come pochi altri per la tenerezza che -nonostante tutto- trasuda: la tenerezza di chi ricorda con precisione, pacatezza, ostinazione, caparbietà. Come solo i vecchi sanno fare, consci del tempo limitato che resta loro…”Come altri sopravvissuti, Tadeusz dimentica oggi di prendere le pasticche mattutine per il cuore, ma ricorda ogni dettaglio dei campi, ricorda ancora di più man mano che passano gli anni”. Ma questo recupero della memoria non potrà essere infinito, purtroppo…

Tutti sappiamo bene che i testimoni dell’Olocausto sono sempre di meno. All’inizio di aprile Boruch Szlezinger ha ricordato su Twitter l’importanza della memoria per chi vive proiettato nel futuro. Aveva 92 anni. È morto pochi giorni dopo. Per questo motivo La Stampa – con il prezioso lavoro della giornalista Francesca Paci- ha raccolto le voci di uomini e donne che sono sopravvissuti ad Auschwitz perché restino anche quando non parleranno più. E allora è presioso e sacrosanto ogni piccolo contributo dato da chiunque per spegnere ogni scintilla di revisionismo e negazionismo. Perché “Sin dal 1942 si sapeva molto di quanto stava accadendo nei campi di concentramento nazisti, ma la macchina dello sterminio è rimasta in piedi e i treni piombati hanno continuato a ritmo serrato i loro viaggi di morte”.  Quindi, se tutto questo è successo ed è successo in questo modo… può sempre ricapitare!

Meditiamo, gente, meditiamo!

E ricordiamo: 25 aprile sempre!!!