L’ambiguo malanno

ambiguo malanno

TITOLO COMPLETO: L’ambiguo malanno. Condizione e immagine della donna nell’antichità greca e romana

“Ripercorrere la storia delle donne nell’antichità greca e romana non è semplice curiosità erudita. I radicali mutamenti intervenuti nelle condizioni della vita femminile, il riconoscimento della piena capacità delle donne di essere titolari di diritti soggettivi e di esercitarli, la conquista della parità formale con gli uomini non hanno ancora interamente cancellato il retaggio di una plurimillenaria ideologia discriminatoria, di cui solo la storia può aiutare a comprendere le matrici e individuare le cause. Osservare la vita e seguire le vicende di organizzazioni sociali come quella greca e quella romana aiuta a svelare, se non il momento nel quale nacque la divisione dei ruoli sociali, il momento nel quale questa divisione venne codificata e teorizzata: e cominciò quindi a essere vista, invece che come un fatto culturale, come la conseguenza di una differenza biologica, automaticamente tradotta in inferiorità delle donne” (dall’introduzione).

Si tratta di un saggio scritto da Eva Cantarella nel 2010.

Eva Cantarella ha insegnato Diritto romano e Diritto greco all’Università di Milano ed è global visiting professor alla New York University Law School.

La celebre studiosa descrive la condizione femminile partendo dall’epoca prestorica, per proseguire con il periodo greco, romano e bizantino.

L’opera è suddivisa in due parti, “Grecia” e “Roma”. Ogni parte è suddivisa in capitoli e questi in paragrafi nei quali l’autrice fa riferimento a questioni politiche, sociali, culturali e religiose. Il motivo ricorrente è la condizione separata della donna, che non è MAI libera, ma deve sottostare all’autorità delle figure maschili che la circondano (padre prima e marito poi). Sin dai poemi omerici, passando poi per i decreti di legge imperiali, per giungere infine alla dottrina cristiana, la donna è vista come una figura minore, atta alla conservazione della specie umana.

Leggere questo saggio ai nostri giorni, nei quali la figura della donna è, molto spesso, oggetto di violenza significa riflettere e comprendere quanti sacrifici siano stati compiuti per giungere a una visione della figura femminile come creatura pari a quella maschile, con i medesimi diritti e con i medesimi ruoli nella società.

Lo stile dell’opera è fluido, semplice nel periodare ed estremamente discorsivo. L’autrice cerca di dare vita a un saggio accattivante, mescolando sapientemente i dati alla quotidianità, senza scendere troppo  nei dettagli ma limitandosi a brevi excursus.

Nel complesso, l’opera si presenta come una buona lettura specie per quanti muovono i primi passi nello studio del mondo antico, un mondo affascinante, indispensabile per la nostra cultura moderna, ma ricco di contraddizioni e ambiguità.

“La città greca rappresenta la realizzazione perfetta di un progetto politico e sociale che esclude le donne.”

Un caro saluto agli alunni del IIDL del liceo classico- sperimentale linguistico Brocca, che su mia indicazione ne ha fatto (non senza fatica, ma con grande caparbietà) oggetto di una lettura in lavoro di gruppo, i cui risultati ancora conservo! Mitici ragazzi!

latineloqui69