Si muore solo da vivi

“Mozart a 10 anni componeva già. Tu non puoi prendere un taxi?”

Si muore solo da vivi

Si muore solo da vivi

 

“Si muore solo da vivi” è un film italiano del 2020 diretto da Alberto Rizzi.
Dopo il terremoto del 2012 che gli ha portato via il fratello e la cognata lo svogliato e inconcludente Orlando (Alessandro Roja), che vive in una baracca sul fiume Po, in mezzo al caos e alla trasandatezza (“Il disordine è solo una condizione mentale…”) deve all’improvviso prendersi cura della nipote Angelica (Annalisa Bertolotti), rimasta orfana; ex musicista caduto in disgrazia e del tutto inadatto al ruolo di zio-padre, è costretto a reinventarsi. Ed è proprio l’amore per la nipote che lo spinge a rimettere in piedi la vecchia band, i Cuore Aperto, con i vecchi membri Ivan (Neri Marcoré), Fredo (Francesco Pannofino), Stringa e Zeno. Nel frattempo reincontra per puro caso un suo vecchio amore, Chiara (Alessandra Mastronardi), che ora sta per sposarsi con un altro uomo. Per Orlando potrebbe essere l’occasione giusta per tornare a vivere, per riprendere in mano la propria vita, che sinora ha solo lasciato scorrere, senza impegnarsi mai troppo in quello che gli capitava di fare, lavoro compreso. E come sempre sono i grandi sentimenti (amore, affetto, famiglia, parentele) a fare da sprone nel modo giusto. Dove non hanno ottenuto nulla le raccomandazioni e le prediche, ottengono i buoni sentimenti.

Chi mi conosce bene sa che adoro Roja e Mastronardi, di cui seguo e ho seguito tutte le fiction possibili e immaginavili, ma non li avevo mai visti lavorare insieme:  dolci quanto basta, scanzonati quanto ci vuole, i due formano una coppia cinematografica salda e  bene riuscita! Complimenti, dunque, al regista Alberto rizzi, che è riuscito a creare una commedia drammatica, una pellicola romantica e tragica allo stesso tempo, un film prezioso sulle seconde possibilità: quelle lavorative, quelle relazionali, quelle della Vita in generale. Perfettamente amalgamate all’intreccio persino le scene più surreali, quelle che ci buttano di peso dentro i meandri del cervello e i labirinti della psiche…

E vogliamo parlare della bravura di Marcorè e Pannofino? Attori ormai affermati e conosciutissimi, non hanno bisogno di presentazione. In questo film, tuttavia, mostrano una particolare capacità: quella dell’introspezione sull’amico depresso, che trovano il modo di risollevare alla vita. Con le buone, con le cattive, con la vicinanza, con la lontananza. Proprio come fanno i VERI amici, le provano tutte. E alla fine riescono!

E non basta: c’è spazio anche per una immortale Amanda Lear, per l’algido Ugo Pagliai e per il cantante ex Pooh, Red Canzian. E la sigla finale, con la canzone che porta il titolo del film? L’ho sentita e risentita varie volte su You-Tube: di una dolcezza infinita…

In sostanza, davvero un bel film. Per riflettere e, se volete, per sperare…

(dati del film tratti da wikipedia.org)