Il farmacista del ghetto di Cracovia

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“Possono le cellule grigie del nostro cervello reggere così tanto dolore?».

Probabilmente ricorderò questo libro come il secondo della mia forzata quarantena da pandemia….

Non è stata una lettura semplice, soprattutto in un periodo come questo: leggere della reclusione forzata di persone senza alcuna colpa se non quella di essere Ebrei mi riportava in ogni momento (mutatis mutandis, ovviamente…) alla condizione (privilegiata, in confronto…) in cui viviamo oggi in quasi tutti gli angoli del mondo.

Solo che qui si tratta di Storia. Storia spietata e crudele. Storia di discriminazione, allontanamento e poi di sterminio. L’occasione che dà avvio alla trama è il momento in cui,  il 3 marzo 1941, in un quartiere periferico di Cracovia viene creato d’autorità il ghetto ebraico e l’autore, Tadeusz Pankiewicz, ne diventa suo malgrado un abitante. Pur senza essere ebreo, infatti, gestisce l’unica farmacia del quartiere, chiamata All’Aquila, che gestisce dal 1933: decide quindi di rimanere e di tenere aperta la sua bottega, resistendo ai diversi tentativi di sgombero, agli ordini perentori di chiusura e trasferimento. Rimarrà anche quando il ghetto verrà diviso in due e in gran parte sfollato, quando diventerà sempre più difficile giustificare la necessità della sua presenza. Pankiewicz diventa così una figura cardine del ghetto: si fa testimone delle brutalità del nazismo e cerca in tutti i modi di salvare la vita a chi può.

Il libro racconta quindi la violenza del momento storico in cui il capriccio del caso decise il destino di molti, ma anche l’incredibile resilienza degli esseri umani di fronte all’orrore, con i loro disperati tentativi di resistenza armata, le fughe attraverso le fogne cittadine, completamente immersi in liquami maleodoranti, oppure la ricerca del cianuro di potassio come extrema ratio in caso di cattura. Ma anche episodi toccanti come quello in cui si racconta di “pezzi di carta gettati dalle finestre” in cui era scitto semplicemente “Aiuto!” oppure “Avvertite il tale, o il tal altro, che siamo vivi, che abbiamo fame”. Oppure scene raccapriccianti come il momento della “ripulitura delle case” del ghetto, in cui furono trovati cadaveri in decomposizione, rimasti nascosti “sotto cumuli di carbone” oppure traditi dalle mosche o completamente mangiati dai vermi…

Doverosa nota biografica: Tadeusz Pankiewicz (Sambor, 21 novembre 1908 – Cracovia, 5 novembre 1993), polacco cattolico, per il suo valore nel 1983 ha ricevuto dall’Istituto Yad Vashem (l’Ente Nazionale per la Memoria della Shoah) il riconoscimento di “Giusto tra le nazioni”. A partire da quello stesso anno la farmacia è diventata parte del museo della Farmacia di Cracovia.

Un altro Giusto tra le nazioni. Come Oskar Schindler e come Giorgio Perlasca.

(dati biografici e trama essenziale tratta da www.utetlibri.it)