La casa in collina

collina

La casa in collina è un romanzo dello scrittore Cesare Pavese, scritto tra il 1947 e il 1948 e pubblicato nel novembre 1948  dalla casa editrice Einaudi.

Il periodo storico nel quale è ambientato il romanzo è quello della Seconda Guerra Mondiale, più precisamente l’estate del 1943, il periodo in cui la popolazione civile fu chiamata a fare una scelta in campo politico: se stare dalla parte dei fascisti e dei nazisti, oppure prendere parte alle organizzazioni clandestine di gruppi partigiani. Il protagonista del romanzo è Corrado, un insegnante quarantenne di origini contadine che si è rifugiato sulla collina torinese per sfuggire ai bombardamenti.

Qui vive presso una famiglia composta di due donne di estrazione borghese: Elvira, una materna zitella di mezza età segretamente innamorata del professore e, la vecchia madre di lei. Entrambe lo proteggono con le loro assidue premure. In una delle sue quotidiane passeggiate in collina, accompagnato dal cane Belbo, Corrado giunge all’osteria Le Fontane, dove ritrova Cate, la donna che aveva amato un tempo e che poi aveva abbandonato per il desiderio di evitare ogni forma di responsabilità e di isolarsi nel suo individualistico egoismo. La donna lo mette alla prova sulla sua posizione politica cercando di suscitare in lui maggiore sensibilizzazione ai discorsi politici che si svolgono nell’osteria; queste erano tattiche per far rivelare al protagonista la propria posizione ideologica, ma egli, che non amava assumersi responsabilità (una scelta ideologica avrebbe comportato un impegno sociale e politico non indifferente), riusciva sempre a mantenere una linea sfuggente Corrado sospetta di essere il padre del figlio di Cate, Dino, ma il dubbio non verrà sciolto alla fine del romanzo. I mesi che seguono l’armistizio dell’8 settembre 1943 trascorrono in una situazione di calma angosciosa e di paura. Un giorno, l’osteria viene perseguitata dai tedeschi e Cate e gli amici vengono catturati. Corrado per non farsi catturare si reca nel collegio di Chieri. Nella sua fuga è poi raggiunto da Dino. A lungo andare però nemmeno il convento sembra essere un sicuro rifugio per Corrado e gli viene consigliato di allontanarsi; egli capisce allora che il suo paese avrebbe forse potuto essere il rifugio più sicuro per lui e così si mette in cammino verso di esso. Il viaggio di ritorno è per lui motivo di dolorosa riflessione e maturazione interiore. Egli scopre di aver vissuto un’intera vita in un inutile isolamento, di aver vissuto ” una futile vacanza, come un ragazzo che giocando a nascondersi, entra dentro un cespuglio e ci sta bene, guarda il cielo da sotto le foglie, e si dimentica di uscire”. La vista del sangue lo ha risvegliato, si rende conto che se ora vive lo deve ai morti.

Nel romanzo Pavese affronta dunque il tema della solitudine e della impossibilità di partecipare alla storia senza più compromessi o giustificazioni, ma anche la natura della guerra. Non a caso, nella parte finale del romanzo leggiamo:  “Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione”.

Le parole-tema indicate nel titolo, casa e collina, servono come collegamento per inquadrare l’intera vicenda. Sullo sfondo della “collina”, che all’inizio del romanzo viene presentata come il luogo ideale per escludere gli avvenimenti della guerra che invece colpiscono la città, vi è il tema complementare della “casa” con i suoi ristretti valori di sicurezza e di chiusura verso il prossimo. Il tema della fuga che conclude il romanzo serve a denunciare i rimorsi del protagonista che nemmeno il monastero, con la sua pace apparente, può allontanare. Le immagini di morte e di sangue che Corrado trova leggendo il breviario che riporta la storia dei santi, serve ad acutizzare ancora di più il suo malessere.

Libro molto scorrevole e avvincente, anche grazie al linguaggio e allo stile adottato dall’autore, colloquiale e vicinissimo al parlato.

(Liberamente tratto da Wikipedia, l’enciclopedia libera)

latineloqui69