Genetliaco!

Secondo compleanno in regime di pandemia…

Gli ultimi ricordi che ho di un genetliaco normale risalgono ormai al lontano dicembre 2019 e mi sembrano ormai memoria lontana, offuscata, come le memorie storiche. Ne conservo le precise fattezze solo grazie alle belle foto scattate in quella bella giornata…

Lo scorso dicembre (del maledetto 2020) è stato il compleanno dello stordimento, quello della prima anormalità imprevista della tua vita, in cui ti viene detto che non puoi uscire dal tuo comune per andare a comprare una buona torta dal tuo storico pasticciere di fiducia, che non puoi andare a mangiare fuori come hai sempre fatto considerandolo un’azione quasi scontata,  che non puoi neppure invitare i tuoi parenti a casa. E ce ne siamo fatti una ragione…

Quest’anno (dell’altrettanto horribilis 2021) è il compleanno della disperazione: nessuno avrebbe mai pensato che il tunnel fosse così lungo e buio; nessuno avrebbe mai messo in conto due lunghissimi anni di cautele, distanziamento, Amuchina come se piovesse, vaccino, richiamo, booster, bollettino giornaliero dei contagiati che ormai ha preso il posto di qualsiasi tipo di trasmissione di intrattenimento, mascherine chirurgiche e FFP2 ad alternanza, scuola in presenza ma solo con finestre aperte e temperature polari, socialità fredda e distanziata, insicurezza e incertezza su tutti i fronti.

Nessuno, nemmeno io, che per natura cerco di vedere il positivo ovunque, di guardare lontano, di crederci a prescindere, di sperare sempre e disperare mai…

Sempre detto e sempre sostenuto: Spes ultima dea!  Ora, però, siamo agli sgoccioli! Non se ne può più! Facciamo che questo sia l’ultimo mio compleanno in queste condizioni!!!

E perché sia di buon auspicio, mi dedico due belle poesie latine scritte dalla poetessa Sulpicia e contenute nel famoso “Corpus Tibullianum”, in cui i carmi da attribuire a lei sono le elegie 13-18 (sei brevi componimenti, nella forma del bigliettino amoroso, dedicati all’amato Cerinto).

Chi era Sulpicia? Praticamente (mutatis mutandis) il corrispettivo romano della greca Saffo. Innanzitutto diciamo che è l’unica poetessa romana di cui ci siano giunte alcune poesie.Quanto ai suoi dati biografici, sappiamo che visse nel I secolo d.C., ai tempi di Augusto, e che apparteneva alla classe aristocratica, essendo figlia dell’oratore Servio Sulpicio Rufo e di Valeria, la sorella di Marco Messalla Corvino, noto per il suo circolo letterario, del quale fecero parte, tra gli altri, Tibullo e Ovidio. Data la sua nobile origine, possiamo supporre che Sulpicia frequentò l’alta società del tempo e probabilmente fece anche  parte (lei, donna!) del circolo letterario fondato dallo zio Messalla Corvino.

E ora veniamo alle due belle poesie ad hoc.

III 14: Un compleanno odioso

Un compleanno odioso s’avvicina,

che triste, senza il mio Cerinto,

dovrò trascorrere nel fastidio della campagna.

Cos’è piú dolce di questa città?

O forse piú s’adattano a una giovane

la villa e il fiume gelido nella terra d’Arezzo?

Datti pace, Messalla: per me ti preoccupi troppo:

i viaggi sono spesso inopportuni, parente mio.

È qui che lascio, se via mi conducete,

l’anima mia e i suoi affetti,

visto che tu non mi consenti di scegliere come vorrei.

 

III 15: Passato è l’incubo del viaggio

Sai che l’incubo del viaggio s’è allontanato

dal cuore della tua fanciulla?

E che per il tuo compleanno

ora potrà essere a Roma?

Festeggiamolo tutti questo giorno,

che forse ora ti raggiunge

senza che tu l’attenda.

Ecco, sarebbe bello che -come capitato a Sulpicia- anche per noi finalmente venisse meno quell’impedimento che ci ostacola nella gioia di un festeggiamento più “pieno” e naturale…

UTINAM FIERET!  Anzi, meglio: UTINAM FIAT! (Intelligenti pauca…)

Tanti auguri a me!

Tanti auguri a me!