Diario di una pandemia

 

Un virus terribile: il Covid-19

Un virus terribile: il Covid-19

PANDEMIA.

Il termine mi era ben noto, soprattutto dai libri di storia. La sua etimologia (πᾶς, πᾶσα, πᾶν + δῆμος) idem.

Eppure mai  e poi mai avrei pensato che alla mia veneranda età sarei stata coattivamente chiusa in casa da un virus.

Nel 2020 abbiamo invece scoperto sulla nostra pelle che esiste qualcosa che va al di là delle potenzialità dell’Uomo di montaliana memoria:

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato

l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco

lo dichiari e risplenda come un croco

perduto  in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,

agli altri ed a se stesso amico,

e l’ombra sua non cura che la canicola

stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,

sì  qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti:

Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Chi non ricorda questa bellissima poesia? Bellissima e attuale come non mai! “Ah l’uomo che se ne va sicuro,/ agli altri ed a se stesso amico,/ e l’ombra sua non cura che la canicola/ stampa sopra uno scalcinato muro!”. All’improvviso, dall’oggi al domani, ci siamo sentiti fragili e attaccabili, deboli e mortali come non mai. In preda di un nemico invisibile ma terribile, che minaccia di fare strage di esseri umani. All’inizio un po’ tutti  abbiamo preso  la cosa “un po’ alla leggera”, considerando la “chiusura” dell’Italia dal 4 marzo 2020 in poi una sorta di “periodo di vacanza”, un momento di riposo dal pesante lavoro, un inatteso anticipo delle vacanze pasquali.

Poi ci siamo resi conto. Con le settimane, ma anche con i giorni, con le ore. Non era affatto un periodo di relax, bensì un provvedimento necessario, con cui abbiamo dovuto imparare a fare i conti: non solo niente più lavoro, ma soprattutto niente più libere uscite, niente palestre, niente centri estetici e parrucchieri, niente centri commerciali e niente socialità.

Ci siamo ridotti in pochi giorni a considerare preziosa la socialità surrogata, quella del web, quella che passa via social, appunto.

Da qui l’idea di stendere  sul mio blog una specie di “diario della quarantena”, con la pubblicazione di post più o meno quotidiani che  raccontino sentimenti, sensazioni, esperienze “da reclusa”, paure. E che restino, orazianamente, come un piccolissimomonumentum aere perennius“, come traccia di questa esperienza surreale, inattesa, inimmaginabile. Nella speranza di uscirne presto insieme ai miei cari e di rileggere in futuro questi post con un sospiro, pensando a ciò che è stato…

Bene speremus

Diario di una pandemiaultima modifica: 2020-04-10T14:45:33+02:00da latineloqui69