Oltre i cento passi

“La mafia non è soltanto un fenomeno criminale, ma soprattutto un problema sociale e culturale: bisogna lavorare anche in questa direzione per sconfiggerla”

Ho pensato di leggere questo libro subito dopo aver visto la fantastica fiction su Felicia Impastato riproposta da Rai1 qualche settimana fa. Non potevo avere idea migliore. È indescrivibile la sensazione di tenerezza e di gratitudine che si prova per un fratello che si prodiga perché la memoria del fratello morto sopravviva. Contro tutto e contro tutti, persino il tempo.

Giovanni nel “famoso” film di Marco Tullio Giordana “I cento passi” sembra un personaggio minore, quasi oscurato dal fulgore e dalla potenza verbale di Peppino. Invece non lo è affatto. Dopo l’efferata uccisione el fratello quel terribile 9 maggio 1978 si è fatto carico di dimostrare la verità con l’anziana madre.

Ma non gli è bastato. Anche quando, decenni dopo (esattamente nel 2002), la verità è venuta finalmente a galla, Giovanni non si ferma. Dopo aver tentato di organizzare qualcosa con la scuola di Cinisi e aver ricevuto un sonoro rifiuto “con la motivazione che gli studenti devono dedicarsi agli studi e non perdere tempo a parlare di mafia”, comincia, insieme alla madre Felicia, a costruire qualcosa di eterno: Casa Memoria, il cui obiettivo principale è “quello di accogliere la gente umile, semplice, motivata, che intende lottare senza mai rassegnarsi”, in primis per gli studenti. I due rinunciano a tenere per sé i ricordi materiali e tangibili di Peppino perché possano diventare patrimonio comune, eterno, aperto a tutti. E poi animano la radio web Cento Passi, “molto diversa da Radio Aut, ma efficace per stimolare le coscienze”.  Inoltre, il 5 gennaio di ogni anno (giorno del compleanno di Peppino) organizzano con grande successo e con un indice di ascolto altissimo una trasmissione non-stop per tutta la giornata con musica, interviste, dibattiti e testi recitati. Come piaceva a Peppino, amante della buona letteratura (in primis della Commedia dantesca) e di ogni forma d’arte. ma anche per divulgare cultura, conoscenza, sensibilità. Per costruire un mondo migliore. Perché “legalità non significa, come spesso si sostiene, il semplice rispetto delle leggi; legalità è rispetto della dignità umana”. Si tratta, dunque, di un discorso molto più ampio, che potrà diventare realtà solo quando certi principi entreranno a far parte definitivamente del nostro DNA di esseri umani.  Di fronte a tutto ciò, “Peppino e Felicia devono essere ricordati perché sono un esempio di rassegnazione, di attivismo, di forza, di determinazione”.

Toccante una testimonianza raccolta da Giovanni durante uno dei suoi tour di sensibilizzazione: “Peccato non aver conosciuto prima la vostra storia, probabilmente non sarei incappato nel grave errore che mi ha portato dentro questo carcere”, gli ha detto un carcerato. Capite quanto può essere potente la forza della conoscenza? Altro che programmi volgari e omologanti come “Il grande fratello”, “L’isola dei famosi” e simili! Altro che partite di calcio e trasmissioni ad esso dedicate mandate in onda per TUTTA la settimana! Non capiamo che “un popolo che si distrae costantemente è il miglior ambiente per garantire alla mafia e alla sua cultura di agire senza attirare l’attenzione”?

E non dimentichiamo che il bellissimo libro è arricchito dalle vignette di Vauro, che condiscono il tutto con la potenza espressiva del disegno! In sintesi, dunque, un piccolo capolavoro. Per Peppino morto ammazzato da chi lo temeva. Per Felicia, morta nel 2004, dopo aver “vinto” la sua battaglia per far condannare il mandante dell’omicidio di suo figlio. Per noi tutti.

“CONTRO LA MAFIA LIBRI, LIBRI, LIBRI”, perché “La mafia sarà vinta da un esercito di maestri elementari” (Gesualdo Bufalino).

Grazie Giovanni, grazie Felicia, grazie Peppino!