Paula

paula

“Ascolta, Paula, ti voglio raccontare una storia, così quando ti sveglierai non ti sentirai tanto sperduta”.

“Dove vaghi, Paula? Come sarai quando ti sveglierai? Sarai la stessa donna o dovremo imparare a conoscerci come due estranei? Avrai memoria o dovrò raccontarti pazientemente i 28 anni della tua vita e i 49 della mia?”

 

Paula è un romanzo della scrittrice cilena Isabel Allende, pubblicato nel 1995, nato da una terribile esperienza personale dell’autrice, la morte di una figlia ventottenne, Paula.

La vicenda si svolge dal giorno del ricovero di Paula in un ospedale a Madrid, città dove da poco viveva con il marito Ernesto di cui era innamoratissima, avvenuto il 6 dicembre 1991, fino alla sua morte, giunta esattamente un anno dopo, il 6 dicembre 1992, nella casa di Allende a San Francisco. La madre le resta a fianco tutto il tempo, durante il ricovero nella capitale spagnola, alloggiando in un misero motel, dove, di sera, scriveva il romanzo. Le sorti di Paula, però, peggiorano sempre più, e la sua degenza in ospedale diviene inutile, tanto che viene trasferita a casa di Allende, a San Francisco, in modo che possa essere circondata da amici e parenti. E alla fine se ne andrà, circondata dalle persone che ha amato, che l’hanno amata e che l’ameranno per sempre.

Il romanzo si presenta come un “diario” che Allende dedica alla figlia, un’autobiografia, o una “saga familiare”, se preferiamo, scritta (come rivela l’autrice nell’epigrafe iniziale) “durante ore interminabili nei corridoi di un ospedale di Madrid e in una stanza d’albergo (…) e anche accanto al suo letto nella (…) casa in California, nell’estate e nell’autunno 1992”.

Per l’autrice, dunque, un diario come terapia.

Per noi lettori un’opera per piangere lacrime catartiche.

Da non perdere.

 

La morte è venuta con passo lieve” (Epilogo)

Adios, Paula, mujer!

Bienvenida, Paula, espiritu.

 

latineloqui69

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