Cos’è un CLASSICO

Perché usiamo il termine “classico”?

Consultiamo la mitica TRECCANI e troviamo:

clàssico agg. [dal lat. classĭcus (der. di classis: v. classe) «appartenente alla prima classe dei cittadini», e, riferito a scrittori, «di prim’ordine»] (pl. m. –ci). – 1. Appartenente al mondo o all’antichità greca e latina, considerate come fondamento della civiltà e della cultura: mondo c., civiltà c., poesialetteratura c., lingue c., pensiero c.; poetiprosatori c.; autori o scrittori c. (frequente, in queste ultime accezioni, l’uso come sost.: i classici). Arte c., l’arte greca e romana dalle origini fino al sec. 4° d. C. (…).  2. a. Per estens. (spesso sostantivato), perfetto, eccellente, tale da poter servire come modello di un genere, di un gusto, di una maniera artistica, che forma quindi una tradizione o è legato a quella che generalmente viene considerata la tradizione migliore; con riferimento ai più importanti autori delle letterature moderne e alle loro opere (…).

Direi che può bastare…

Se vogliamo spiegare la nostra utilizzazione del termine “classico” dobbiamo partire, dunque, dal termine “base”classis, un sostantivo sulla cui etimologia si è discusso e che avrebbe indicato in origine in senso proprio un “insieme di persone convocate con una chiamata” (cfr. il verbo calare = chiamare, come in greco il verbo καλειν), come i gruppi di cittadini chiamati alle armi. Dalla divisione dei cittadini in classes in base al censo è nato il termine “classicus”  e lo scrittore è classicus se è autorevole, come lo sono appunto i cittadini delle classi rilevanti dal punto di vista cen- suario, o, più precisamente, i cittadini della classe di censo più alta.

A suffragare questa interpretazione di tipo economico e sociale è  è Gellio, che nella sua preziosa opera (Noctes Atticae, XVI, 13, 1-3) ci dice:

“ Classici” dicebantur non omnes, qui in quinque classibus erant, sed primae tantum classis homines, qui centum et viginti quinque milia aeris ampliusve censi erant. “Infra classem” autem appellabantur secundae classis ceterarumque omnium classium, qui minore summa aeris, quod supra dixi, censebantur: Hoc eo strictim notavi, quoniam in M. Catonis oratione, “qua voconiam legem suasit”, quaeri solet, qui sit “ classicus”, quid “ infra classem”.

Traduciamo: “Classici” erano detti non tutti coloro che rano nelle “classi”, ma soltanto gli uomini della prima classe, che erano stati censiti per 125.000 assi o più. “Al di sotto della classe” invece erano chiamati gli uomini della seconda classe e quelli di tutte le altre classi che erano censiti per un reddito inferiore a quello che ho detto sopra. Ho annotato ciò brevemente poiché in un’orazione di Marco Catone, quella con la quale convinse all’approvazione della lex Voconia, si suole chiedere chi sia “classicus” e cosa sia “al di sotto della classe”.

Si tratta, dunque, di un termine che qualifica una fascia di appartenenza, un livello TOP.

Proprio come quello che intendiamo quando parliamo di “lingue classiche”, “studi classici”, “civilità classica”, “autori classici”.

Molto lineare ma anche affascinante come ragionamento, no? 😉

 

Fonti:

Enciclopedia Treccani online

“Perché leggere i classici”, di Duccio Rossi (Dante Alighieri)