QUELLA NOTTE SONO IO

“Questo è quello che gli è rimasto in testa, una specie di evoluzionismo in salsa squadrista”

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Ho sempre trovato che Giovanni Floris abbia un gran bel sorriso: di quelli rassicuranti e coinvolgenti, capaci di avvincerti in una discussione, magari complicata e non entusiasmante. Che sia un bravissimo presentatore televisivo non devo dirlo io: è passato di successo in successo trasferendosi “all’improvviso” da “Ballarò” su Rai 3 a “DiMartedì” su La 7 senza perdere share.

Quello che ho scoperto con piacere è invece la sua abilità espressiva ANCHE come con la penna in mano. E non è così scontato, perché si può tranquillamente essere dei bravi oratori ma non dei bravi scrittori, tanto meno romanzieri…

Il suo romanzo “Quella notte sono io” avvince e convince, tanto che potreste leggerlo anche tutto d’un fiato, nonostante la sua corposità.

Ma andiamo con ordine… Partiamo dal sottotitolo, più che significativo: “Hanno provato a non guardare indietro. Ma la verità è più forte del tempo”. Chi ha provato? Un gruppo di ragazzi, ex compagni di scuola. Perché non guardare indietro? Per nascondere a se stessi qualcosa con cui non si è fatto pace. La trama, infatti, non è per nulla scontata (nonostante alcune evidenti  somiglianze con un famoso romanzo che riconoscerete da soli). Stefano riceve uno strano telegramma: una convocazione in un casale per un tranquillo weekend estivo, una sorta di réunion con alcuni amici del liceo, che non vede dal giorno della sospirata maturità: gli altri sono Margherita,  Silvia, Lucio e Germano. Tutti hanno un conto aperto con il passato, ma ognuno di loro lo ha in modo diverso. Ad attenderli c’è  la madre di Mirko, un altro loro ex compagno di classe, da loro sempre escluso se non addirittura bullizzato. Si capisce subito che non si tratta di un cortese invito, bensì di un vero e proprio processo, al quale partecipano anche l’ex preside del loro liceo e una loro professoressa, quella che li aveva accompagnati a quella maledetta gita che ha segnato la vita di troppe persone…  Il tempo si prolunga a livello cronologico e si dilata a livello narrativo e tutto gira intorno alla terribile domanda angosciosamente ripetuta “Dov’è Mirko?“…

Lungi da me accennarvi anche lontanamente alla conclusione, che va scoperta lentamente e nella solitudine della propria lettura, con un vero processo catartico, che Giovanni Floris sembra conoscere molto bene. Partendo dai troppi casi di tragedie inattese e inspiegabili, è riuscito a farne un romanzo sulla responsabilità che abbiamo nei confronti non solo di noi stessi e degli altri, ma anche e soprattutto del nostro futuro. Perché  “Le persone normali si difendono. Quando vedono qualcosa che non vogliono vedere, fanno finta di niente. Ma la cosa resta là, e ti guarda, aspettando che tu ti renda conto che dalla verità non c’è scampo.”

Insomma, un libro davvero importante per tutti (ma anche un possibile strumento didattico).

Da leggere, assolutamente!