Leggere i Vangeli

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Ogni tanto fa bene riprendere in mano i testi sacri della nostra crescita, della nostra vita e della nostra interiorità.

 

Nel mio caso si tratta dei Vangeli. O, per meglio dire, i Vangeli in lingua greca. Perché in greco? Non certo per fare l’acculturata chic, ma semplicemente  perché il greco mi fa sentire a casa…

Qualche tempo fa mi sono emozionata mentre – facendo programmazione- mi sono resa conto di essere arrivata finalmente al momento di trattare i Vangeli in letteratura greca con i miei ragazzi del quinto classico. E ovviamente ne parleremo da un punto di vista storico e letterario! Certo, perché i Vangeli sono anche questo!

Ricordo ancora con tenerezza il mio insegnante di religione del liceo, il Professor Cruciani, che per primo mi fece scoprire tale bellezza… Me lo ricordo con mazzi di fotocopie sottobraccio, mentre girava tra i banchi e ci consegnava quello che sembrava essere un testo di inestimabile valore, tanta era la celebrazione che egli ne faceva “Voi site fortunati: fate il classico, quindi potete leggere il testo direttamente in lingua originale!”). E confesso di aver conservato gelosamente quelle fotocopie per tantissimi anni, almeno finché non ho avuto necessità di fare una cernita di tutto il mio “bagaglio di cultura” in occasione del primo dei miei traslochi importanti…

Da allora, per me l’ascolto della parola durante la messa è stato anche ascoltare la poesia di quelle letture, farsi avvincere dalla narrazione, che può sembrare  semplice, ma che semplicistica non è!

Da allora, ogni tanto, mi piace riprendere in mano quei capolavori di etica, religione, religiosità, ma anche poesia!

Prendiamo quindi un passo bello e attuale in questi giorni: la Resurrezione di Cristo (Marco, 16).

16Καὶ διαγενομένου τοῦ σαββάτου ⸀Μαρία ἡ Μαγδαληνὴ καὶ Μαρία ⸂ἡ τοῦ⸃ Ἰακώβου καὶ Σαλώμη ἠγόρασαν ἀρώματα ἵνα ἐλθοῦσαι ἀλείψωσιν αὐτόν. καὶ λίαν πρωῒ ⸂τῇ μιᾷ τῶν⸃ σαββάτων ἔρχονται ἐπὶ τὸ μνημεῖον ἀνατείλαντος τοῦ ἡλίου. καὶ ἔλεγον πρὸς ἑαυτάς· Τίς ἀποκυλίσει ἡμῖν τὸν λίθον ⸀ἐκ τῆς θύρας τοῦ μνημείου; καὶ ἀναβλέψασαι θεωροῦσιν ὅτι ⸀ἀποκεκύλισται ὁ λίθος, ἦν γὰρ μέγας σφόδρα. 5καὶ εἰσελθοῦσαι εἰς τὸ μνημεῖον εἶδον νεανίσκον καθήμενον ἐν τοῖς δεξιοῖς περιβεβλημένον στολὴν λευκήν, καὶ ἐξεθαμβήθησαν. 6ὁ δὲ λέγει αὐταῖς· Μὴ ἐκθαμβεῖσθε· Ἰησοῦν ζητεῖτε τὸν Ναζαρηνὸν τὸν ἐσταυρωμένον· ἠγέρθη, οὐκ ἔστιν ὧδε· ἴδε ὁ τόπος ὅπου ἔθηκαν αὐτόν· 7ἀλλὰ ὑπάγετε εἴπατε τοῖς μαθηταῖς αὐτοῦ καὶ τῷ Πέτρῳ ὅτι Προάγει ὑμᾶς εἰς τὴν Γαλιλαίαν· ἐκεῖ αὐτὸν ὄψεσθε, καθὼς εἶπεν ὑμῖν. καὶ ἐξελθοῦσαι ἔφυγον ἀπὸ τοῦ μνημείου, εἶχεν ⸀γὰρ αὐτὰς τρόμος καὶ ἔκστασις· καὶ οὐδενὶ οὐδὲν εἶπαν, ἐφοβοῦντο ⸁γάρ. ⟦Πάντα δὲ τὰ παρηγγελμένα τοῖς περὶ τὸν Πέτρον συντόμως ἐξήγγειλαν. μετὰ δὲ ταῦτα καὶ αὐτὸς ὁ Ἰησοῦς ἀπὸ ἀνατολῆς καὶ ἄχρι δύσεως ἐξαπέστειλεν δι’ αὐτῶν τὸ ἱερὸν καὶ ἄφθαρτον κήρυγμα τῆς αἰωνίου σωτηρίας. ἀμήν.⟧ ⟦

Ah, la sonora musicalità della lingua greca!

Ah, la meraviglia dei costrutti tipicamente greci come il genitivo assoluto all’inizio del passo, seguito da una finale contenente un bell’esempio di participio congiunto! E poi la dichiarativa, il participio attributivo e quello sostantivato,

E poi i termini! Chiari, semplici e icastici allo stesso tempo…

Fino alla bellezza unica del termine conclusivo ἀμήν (che mi piace leggere con la lettura itacistica del greco moderno /amín/, come ho imparato nei miei anni di insegnamento presso la Badia greca di Grottaferrata).

È o non è un passo poeticissimo?

Infine, le notizie identificativo del passo scelto (tratte dalla relativa pagina di Wikipedia).

Il Vangelo secondo Marco (in greco anticoΚατὰ Μᾶρκον) è il secondo dei quattro vangeli canonici del Nuovo Testamento. La maggioranza degli studiosi moderni, però, concorda sul fatto che sia stato il primo ad essere scritto, per poi essere usato come fonte per gli altri due vangeli sinottici (il Vangelo secondo Matteo e il Vangelo secondo Luca), in accordo con la teoria della priorità marciana.

Si tratta di un testo lingua greca nella variante koinè e, secondo l’ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la sua redazione risale al 65-70 circa, probabilmente a Roma. È composto da 16 capitoli e narra il ministero di Gesù, descrivendolo in particolare come il Figlio di Dio e fornendo numerose precisazioni linguistiche, pensate in particolare per i lettori di lingua latina e, in generale, non ebrei.

Il testo è anonimo. L’antica tradizione cristiana lo attribuisce a Marco evangelista, anche noto come Giovanni Marco, cugino di Barnaba.

Studiare un testo sacro come testo letterario vuol dire questo. Me lo insegnato o vari decenni fa in questo modo e io faccio lo stesso con i miei studenti di ogni dove…