Il traditore

Una cortesia: posso vedere l’aula?”

Il traditore

Il traditore

Un pugno nello stomaco. Non trovo altro modo per definire questo capolavoro di Marco Bellocchio, di cui avevo sentito tanto parlare ma che non avevo mai avuto il coraggio di guardare…

Del resto, i dati parlano da soli: alla  sua prima settimana di proiezione, il film ha incassato 1.445.295 euro,  mentre a fine corsa è arrivato a 4,6 milioni di euro. E passiamo ai riconoscimenti:

-Candidature: Palma d’oro, David di Donatello per la migliore attrice non protagonista, David di Donatello per il migliore autore della fotografia, Premio alla miglior attrice, European Film Award per il miglior attore, altri.
-Premi: David di Donatello per il migliore attore protagonista, David di Donatello per il miglior film, David di Donatello per la migliore regia, David di Donatello per il migliore attore non protagonista, altri.

Il film del 2019 diretto da Marco Bellocchio narra le vicende di Tommaso Buscetta, mafioso e successivamente collaboratore di giustizia, membro di Cosa Nostra.

All’inizio degli anni Ottanta la Sicilia è capitale mondiale del traffico di droga, divisa tra famiglie di Cosa Nostra palermitane e corleonesi (di cui è leader Totò Riina), che lottano fra loro pur mantenendo una facciata di amicizia. Durante una festa a casa di Stefano Bontate tra boss di entrambi gli schieramenti, Tommaso Buscetta, un boss affiliato alla mafia di Palermo, avverte il pericolo di una faida imminente e decide di emigrare in Brasile per seguire i suoi affari al sicuro. È l’inizio della fine, per lui ma prima di tutto per la sua famiglia. Cosa Nostra gliela stermina, componente per componente. E gli esecutori sono persino quelli che lui reputava amici fidati! Paradossalmente trova un “amico” nel giudice Falcone, quello che raccoglie le sue confessioni di quasi cinquecento pagine, quel memoriale che svela la verità allora sconosciuta sulla struttura di Cosa Nostra: dal soldato semplice al mandamento, alla Cupola. Nessuno allora ne sapeva nulla. Nessuno, allora, avrebbe potuto immaginare ciò che oggi sappiamo in modo così chiaro. È la morte di Falcone a dargli la scossa definitiva, a fargli capire da che parte deve realmente stare. Oppure la sua coscienza, quella che gli fa rivivere in un flashback lungo e dettagliato il suo omicidio più lungo e tormentato, atteso per anni, con la pazienza che solo i felini hanno quando danno la caccia alle loro prede…

Ma attenzione: NON pensate ad un film fatto dal solo Favino! Accanto a lui, nei panni di Salvatore Contorno, un gigante come Luigi Lo Cascio (che per me è e sarà sempre la personificazione de “La meglio gioventù” e de “I cento passi”), che parla solo siciliano stretto e non ne vuole sapere di passare all’italiano, neppure davanti al giudice che lo interroga nell’aula bunker del Maxiprocesso!

La didascalia finale ci ricorda che Buscetta ha contribuito a far comminare  un numero esagerato di ergastoli e che è morto nel 2000 negli Usa. Nel suo letto, come -pur nello sprezzo totale della morte violenta- si era sempre augurato…

(dati del film tratti da wikipedia.org)