Era d’estate

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Qual è la novità? Ci minacciano un giorno sì e un altro pure…”

Inutile dire che gran parte della riuscita del film drammatico per la tv per la regia di Fiorella Infascilli è dovuta alla bravura dei due protagonisti, Giuseppe Fiorello e Massimo Popolizio, perfetti nei panni dei giudici Borsellino e Falcone. Due persone tanto diverse eppure tanto vicine: il primo di destra, il secondo di sinistra, il primo monarchico, il secondo repubblicano, il primo credente e praticamte il secondo no. Eppure erano complementari, nel lavoro come nella vita da esiliati. Nella vita, come nella morte, purtroppo.

Ma andiamo con ordine… Nell’estate del 1985 Cosa Nostra, date le indagini e gli imminenti processi e arresti di molti dei suoi componenti, minaccia di uccidere Falcone, Borsellino e le rispettive famiglie; così i due giudici vengono confinati sull’isola dell’Asinara insieme alle donne della loro vita, rispettivamente Francesca (la bravissima Valeria Solarino) e Agnese (Claudia Potenza) e ai figli di Paolo (Lucia, la più fragile, Manfredi, il più turbolento, e Fiammetta, la più inconsapevole) per fuggire a quelle minacce, che non sono le “solite” voci: si scopre, infatti, che del tritolo è arrivato a Palermo e che è destinato proprio a loro…

Arrivano tutti insieme in quell’isola del Mar di Sardegna, in fretta e furia, strappati alle loro vite ordinarie e alla loro quotidianità, senza neanche il tempo di fare i bagagli. E si devono adattare a vivere in quel bellissimo posto, che è però un vero carcere anche per loro oltre che per i condannati che vi risiedono e sono ai lavori forzati: nessun contatto con la Palermo abbandonata di corsa,  nessuna telefonata, nessuna libera uscita da quella casa sul mare. Neppure le loro carte, che richiedono immediatamente e aspettano con tanta ansia, arrivano subito. E così, in quel luogo spettacolare, invece di sentirsi in vacanza si sentono in gabbia e rischiano di impazzire nell’inattività, al pensiero (per Giovanni una certezza) che Palermo li ha già abbandonati, il  Parlamento li ha abbandonati, lo Stato intero li ha abbandonati lì per sempre.  Parlano del tempo perduto, dell’impossibilità di proseguire il processo, della morte e del momento del trapasso, di come deve essere, del fatto che ci si accorga o meno di stare per morire… Nessuno dei due finge, nessuno dei due dissimula la paura. Cercano di sdrammatizzare con qualche battuta, ma sono consapevoli di rischiare l’incontro con la Morte ogni giorno…

Poi, finalmente, “grazie” ad un malessere di Lucia, è Paolo che riesce a partire per Palermo e a tornarne qualche giorno dopo con un piroscafo pieno di scatoloni: le carte! Finalmente i due amici e colleghi possono buttarsi a capofitto nel lavoro, possono studiare le carte e scrivere, scrivere, scrivere fiumi di parole.

E poi… il resto è storia: come dicono i titoli di coda, quattro mesi dopo iniziò il maxiprocesso, che fu uno dei più grandi successi della storia giudiziaria. Il 23 maggio 1992 Falcone pagherà con la vita questo successo. Il 19 luglio sarà la volta di Borsellino.

A noi il compito di tenerne viva la Memoria, anche con la visione di film come questo…