La Ricerca marcia contro la pandemia

Lattoferrina umana ricombinante

Lattoferrina umana ricombinante

La lattoferrina potrebbe essere la risposta vincente contro il Covid-19? 

 

Come si evince da un prezioso articolo (che riporto in link alla fine del post), pare che la lattoferrina potrebbe esserci di aiuto contro la pandemia da Coronavirus ci attanaglia e ci impedisce di tornare a  vivere la nostra vita in condizioni di normalità. Inutile dire che non sapevo  nulla della lattoferrina, quindi mi sono dovuta documentare, trovando quanto segue.

La lattoferrina, conosciuta anche come lattotransferrina, una sostanza presente in tutti i tipi di latte di mammiferi, è una proteina globulare multifunzionale con attività antimicrobica, sia battericida che fungicida. Appartiene alla famiglia delle transferrine, possiede una massa molecolare di 80 KDa, con due siti di legame per lo ione ferrico (Fe3+) e non è mai satura di ferro e il suo contenuto ferrico varia. Anche se si trova soprattutto nel latte, è presente anche in molte secrezioni mucose come le lacrime e la saliva, protegge inoltre i neonati da infezioni all’apparato gastrointestinale. La sua attività antimicrobica è correlata alla sua affinità per il Fe3+ (quindi la sua elevata capacità di competere allo stato libero con i microrganismi ferro-dipendenti) e ad un’azione diretta sulla membrana esterna dei batteri Gram negativi. La combinazione della lattoferrina con lo ione ferrico nelle secrezioni mucose modula l’attività e le capacità aggregative dei batteri e dei virus verso le membrane cellulari. Questo succede perché alcuni batteri richiedono ferro per poter effettuare la replicazione cellulare e la lattoferrina, al contrario, lo sottrae dall’ambiente circostante, impedendone la proliferazione.  Nel normale latte fresco essa è inattiva, ma è stato brevettato un procedimento di deionizzazione industriale del latte non termico (calcio, sodio, potassio) che attiva la lattoferrina e permette di evitare la pasteurizzazione con relativa perdita di valori nutrizionali. Nell’organismo la lattoferrina è contenuta nei granulociti neutrofili. Nell’uomo, il gene che codifica per la lattoferrina è situato sul cromosoma 3 con localizzazione 3q21-q23. Essa possiede inoltre un’attività battericida ferro-indipendente, essendo in grado di attaccare e lisare la membrana batterica, sfruttando l’affinità dei propri domini cationici nei confronti della membrana batterica (carica negativamente), che, in combinazione con il lisozima, un enzima in grado di scindere i legami β1-4 glicosidici del peptidoglicano, comporta la morte del batterio per citolisi.

NON POSSO DIRE DI AVER CAPITO PROPRIO TUTTO, ma sicuramente comprendo meglio il senso dell’articolo succitato, al quale ora posso tornare.

“Un dato è emerso durante la fase cruciale della pandemia, ossia che i bambini pur essendo contagiati dal virus, hanno avuto sintomi decisamente più lievi degli adulti, e solo in rarissimi casi l’infezione si è aggravata”. Non ne sappiamo l’esatto motivo, ma deve essere qualcosa che ha a che fare con l’immunità innata e umorale dei piccoli pazienti. Infatti – si prosegue nel medesimo articolo- “il sistema di difesa dei bambini risponde rapidamente alle infezioni con l’immunità naturale aspecifica e con la produzione di anticorpi. Una proteina dell’immunità naturale, la lattoferrina presente già nel latte materno, protegge dalle infezioni come una rete a maglie strette, impedendo ai patogeni (virus, batteri, funghi) il passaggio nelle cellule della mucosa respiratoria e intestinale”.

Quindi la Ricerca si è messa al lavoro e i risultati sono per noi una preziosa boccata d’ossigeno  in questo momento difficile. Innanzitutto la Prof.ssa Elena Campione, Associato della UOSD di Dermatologia del Policlinico Tor Vergata,  i Proff. Luca Bianchi, Ordinario e Direttore della UOSD di Dermatologia, e Massimo Andreoni, Ordinario di Malattie Infettive del PTV, stanno effettuando uno studio clinico per i pazienti Covid19 paucisintomatici ed asintomatici per valutare l’efficacia e la sicurezza di una formulazione liposomiale innovativa di lattoferrina, somministrata per uso orale e ed intranasale. Al loro fianco, il Prof. Mattia Falconi, Associato di Biologia molecolare all’Università di Roma “Tor Vergata”, ha fornito il suo prezioso ausilio, dimostrando perché può funzionare dal punto di vista molecolare.

I risultati ottenuti nei pazienti hanno dimostrato per la prima volta l’efficacia della lattoferrina nel favorire, senza effetti avversi, la remissione dei sintomi clinici nei pazienti Covid-19 positivi sintomatici e la negativizzazione del tampone dopo soli dodici giorni dal trattamento.

Accanto a questo studio clinico, un team coordinato dalla Prof.ssa Piera Valenti, Ordinario di Microbiologia dell’Università La Sapienza di Roma e Membro del Comitato Internazionale sulla Lattoferrina,  ha verificato in parallelo la qualità, la purezza e l’integrità della lattoferrina utilizzata. Ha inoltre eseguito delle preziose prove in vitro sull’azione antivirale della lattoferrina dimostrando come questa proteina inibisca l’infezione da SARS-CoV-2, bloccando le fasi precoci dell’interazione virus-cellula.

Quindi il Coronavirus responsabile della pandemia ha le ore contate? Magari fosse! Non mi sento di essere così ottimista, ma l’idea che persone così capaci lavorino giorno e notte per arrivare a risultati concreti (senza perder tempo dietro inutili chiacchiere da bar…) mi dà un pizzico di speranza!

Grazie, ricercatori italiani! Siete la nostra Resistenza!

 

Per approfondimento, ecco l’articolo originale:

https://www.onb.it/2020/07/28/lattoferrina-intervista-della-tgr-rai-alla-ricercatrice-elena-campione/

 

(immagine e dati scientifici sulla lattoferrina tratti da wikipedia.org e liberamente modificati)