Una tomba per le lucciole

Una bambina minuscola e il suo fratellone… 

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Continua la mia preziosa maratona di anime giapponesi. Mi faccio consigliare da chi ne sa più di me e ho sempre la fortuna di vedere film belli, intensi, catarticamente importanti. Come questo.

Una tomba per le lucciole (火垂るの墓) è un film d’animazione giapponese del 1988 tratto dall’omonimo racconto semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka. Sceneggiato e diretto da Isao Takahata, cofondatore con Hayao Miyazaki dello Studio Ghibli.

Si tratta di uno straziante racconto dell’orrore della guerra visto dagli occhi di due fratelli, inermi e indifesi di fronte alla devastazione, alla solitudine, alle perdite, alla morte.

Impostazione molto originale, fatta di continue analessi e prolessi, dietro alle quali rischiamo di perderci, se non prestiamo la dovuta attenzione. La storia comincia una sera di settembre 1945, nell’atrio della stazione ferroviaria di Kōbe, dove un ragazzo muore di fame fra l’indifferenza dei passanti; tutto quello che possiede è soltanto una scatola di latta (caramelle, sassolini, resti di qualcosa?). Quando la scatola viene gettata via da un inserviente, inizia il flashback che racconta l’intera vicenda. Tre mesi prima, a Kōbe, l’orrore della Seconda guerra mondiale si abbatte sul giovane Seita che si vede costretto a scappare al rifugio antiaereo insieme al resto della popolazione del suo villaggio, prendendosi  cura di sua sorella Setsuko. All’inizio egli si dirige verso la casa di una zia, in un villaggio vicino, dalla quale riceve una calda accoglienza;  ma quando il cibo inizia a scarseggiare, la zia si dimostra molto dura nei suoi confronti e il ragazzo si sente costretto a lasciare l’abitazione, scegliendo come abitazione temporanea una grotta abbandonata; lì per un po’ di tempo riescono a vivere grazie al riso che erano riusciti a comprare e ad altri prodotti che avevano lasciato nella loro vecchia casa. Ma ben presto il cibo finisce nuovamente e con i soldi rimasti il giovane non può più comprare viveri…

Racconta dunque lo strettissimo legame tra un fratello maggiore e una sorellina piccola, che però non è abbastanza forte rispetto al contesto tragico, quello di una guerra che non risparmia nessuno, neppure le anime pure e candide dei bambini. Evidenti anche molte metafore, tra cui quella della scatola di caramelle, che prima attrae le lucciole, mentre alla fine sarà il contenitore di chi (anche se non sembra) è stato nella sua vita una lucciola.

Forte l’empatia -evidentemente dovuta alla bravura del regista- che riusciamo a provare per chi si trova in mezzo a quel contesto di morte, con le bombe che ti scoppiano vicino senza pietà, anche grazie al punto di vista, focalizzato sui bambini, non certo su una narratore esterno, magari adulto… Lo spettatore, pur provando infinita tenerezza  per la minuta Setsuko, non può che essere attratto soprattutto da Seita, per cui prova sia ammirazione sia pena: ammirazione per il suo grande impegno dettato da amore fraterno, pena per la miseranda conclusione della vicenda. Eppure, anche se il finale sarà tragico, noi capiamo che esso è assolutamente necessario, se si vuole che  passi un CHIARO messaggio antibellico…

Insomma, non certamente un film gradevole e spensierato, ma intenso e importante! Da vedere! Assolutamente! Con un fazzoletto a portata di mano…

(Dati del film e immagine tratti da wikipedia; osservazioni critiche frutto di preziosa collaborazione ♥)
Una tomba per le luccioleultima modifica: 2020-05-21T21:04:55+02:00da latineloqui69
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