Lettera dal futuro

Ha ragione lei: ci sentiamo vulnerabili

Conosco Francesca Melandri come bravissima scrittrice: il suo bellissimo “Eva dorme” mi ha colpito al cuore per delicatezza e originalità, come ho scritto in un post di qualche anno fa (pubblicato il 25 gennaio 2015 da ).QUANDO HO LETTO LA SUA LETTERA PER LA PRIMA VOLTA (ERANO I PRIMI GIORNI DI PRIMAVERA) HO PENSATO CHE SI TRATTAVA DI UN TESTO TOCCANTE, UNA VERA POESIA DEI GIORNI NOSTRI, UN’EPISTOLA CARICA DI PATHOS. Ora ho scoperto che sta facendo MERITATAMENTE il giro del web, quindi sta conquistando la meritata notorietà.  Ora la stimo ancora di più, anche come persona, come donna, come essere umano. La sua “Lettera ai Francesi dal loro futuro” non solo è geniale, ma ci rappresenta tutti! Dal nostro superficiale “Tutte queste storie per poco più di un’influenza” all’improvviso avere ben altro da fare. Innanzitutto cucinare, poi leggere tanto, poi dormire, ma poco, poi avere una vita sociale surrogata, pensare ai parenti che non si sa quando rivedremo, ridere immotivatamente, fare la fila davanti ai negozi, cantare dai balconi, fare lezioni online, sorprendersi a sperare sgomenti se non sia per caso la fine del mondo…

Sono le attività che facciamo, anche inconsapevolmente, in questi giorni di assurda, ingiusta ma necessaria reclusione, in queste settimane in cui siamo assediati da un virus invisibile ma spietato, che ci sta riportando TUTTI con i piedi per terra….

E una cosa è certa: “quando tutto sarà finito, il mondo non sarà più quello di prima”. Non potrà esserlo!

Meditiamo, gente, meditiamo…

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“Lettera ai francesi dal loro futuro”

Vi scrivo dall’Italia, scrivo quindi dal vostro futuro. Noi siamo ora dove voi in Francia sarete tra pochi giorni. I grafici dell’epidemia ci mostrano allacciati in una danza parallela in cui noi siamo qualche passo avanti a voi nella linea del tempo, così come Wuhan lo era rispetto a noi di qualche settimana. Vi vediamo che vi comportate come ci siamo comportati noi. Fate le stesse discussioni che noi facevamo fino a poco fa, quelle tra chi ancora dice “Tutte queste storie per poco più di un’influenza”, e chi invece ha già capito. Da qui, dal vostro futuro, sappiamo per esempio che quando vi diranno di stare chiusi nelle vostre case qualcuno di voi citerà Foucault, poi Hobbes. Ma presto avrete ben altro da fare.
Innanzitutto, mangerete. E non solo perché cucinare sarà una delle poche cose che potrete fare. Nasceranno gruppi sui social network con proposte per passare il tempo in modo utile istruttivo; vi iscriverete a tutti, poi dopo qualche giorno non ne potrete più.
Tirerete fuori dallo scaffale la Peste di Camus ma scoprirete di non avere voglia di leggerlo davvero.
Mangerete di nuovo.
Dormirete male.
Vi interrogherete sul futuro della democrazia.
Avrete una vita sociale incontenibile, tra aperitivi in chat, appuntamenti di gruppo su zoom, cene su skype.
VI mancheranno come mai prima i figli adulti, e come un pugno in pancia vi colpirà il pensiero che per la prima volta da quando sono usciti di casa non avete idea di quando li rivedrete.
Vecchi screzi e antipatie vi appariranno irrilevanti. Telefonerete per sapere come sta la gente che avevate giurato di non rivedere più.
Molte donne saranno picchiate nelle loro case.
Vi chiederete cosa sta succedendo a chi a casa non può restare perché una casa non ce l’ha.
Vi sentirete vulnerabili quando uscirete a fare la spesa nelle strade vuote, soprattutto se siete donne. Vi chiederete se è così che collassano le società, se davvero va così veloce, poi vi proibirete di avere questi pensieri. Tornerete a casa e mangerete.
Ingrasserete.
Cercherete i video di fitness online.
Riderete, riderete tantissimo. Vi uscirà un humour nero sarcastico da forca. Anche chi prende sempre tutto sul serio avrà piena coscienza dell’assurdità della vita.
Vi darete appuntamento nelle fila contingentate fuori dai negozi per incontrare di persona gli amici, anche se a distanza di sicurezza.
Vi sarà chiaro tutto ciò di cui non avete bisogno.
Vi verrà rivelata con evidenza assoluta la vera natura degli esseri umani che avete intorno e avrete sia conferme che sorprese.
Grandi intellettuali che fino a ieri avevano pontificato su tutto non avranno più parole e scompariranno dai media, qualcuno si rifugerà in astrazioni intelligenti ma da cui sarà mancante il minimo soffio di empatia quindi smetterete di ascoltarli. Persone che avevate sottovalutato si riveleranno invece pragmatiche, rassicuranti, solide, generose, di visione chiara.
Chi invita a vedere tutto questo come occasione di rinascita planetaria vi aiuterà ad ampliare la prospettiva ma vi darà anche terribilmente fastidio: il pianeta respira per le emissioni di CO2 dimezzate ma tra un mese voi come pagherete le bollette? Non capirete se assistere alla nascita del mondo di domani sia cosa più grandiosa o miserevole.
Farete musica dai balconi. Quando ci avete visto in video che cantavamo l’opera avete pensato “ah, les Italiens”, ma noi lo sappiamo già che anche voi canterete la Marsigliese. E quando anche voi sparerete dalle finestre col volume al massimo “I will survive”, noi vi guarderemo annuendo come da Wuhan, dove hanno cantato dai balconi a febbraio, hanno guardato noi.
Molti si addormenteranno pensando che la prima cosa che faranno appena usciti sarà divorziare. Verranno concepiti molti bambini.
I vostri bambini faranno i corsi online, saranno insopportabili, vi daranno gioia. Gli anziani vi disobbediranno come adolescenti, dovrete litigare per non farli andare in giro a farsi contagiare e morire.
Cercherete di non pensare alla morte in solitudine dei ricoverati.
Desidererete lanciare petali di rosa al personale medico.
Vi diranno come la società sia unita in uno sforzo comune, che siete tutti su una stessa barca. Sarà vero. Questa esperienza cambierà per sempre la vostra percezione di individui.
L’appartenenza di classe farà anche però la differenza. Essere chiusi in una casa con terrazza o giardino, oppure in un condominio popolare affollato: no, non sarà la stessa cosa. Non lo sarà poter lavorare da casa o veder sfumare il proprio lavoro. Quella barca in cui sarete insieme per sconfiggere l’epidemia non apparirà la stessa per tutti perché non lo è e non lo è mai stata.
A un certo punto vi renderete conto che è dura.
Avrete paura. Ne parlerete con i vostri cari, oppure vi terrete dentro l’ansia per non fargliela pesare. Mangerete di nuovo.
Questo vi diciamo dall’Italia sul vostro futuro. Ma è un profetizzare di piccolo, piccolissimo cabotaggio: pochi giorni appena. Se giriamo lo sguardo al futuro lontano, quello sconosciuto sia a voi che a noi, sappiamo dirvi solo una cosa: quando tutto sarà finito, il mondo non sarà più quello di prima.

© Francesca Melandri – apparso su Libération del 19 Marzo 2020

(testo della lettera tratto dalla pagina di Facebook)

Lettera dal futuroultima modifica: 2020-04-11T21:18:14+02:00da latineloqui69
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