Le avventure di Remi

LE AVVENTURE DI REMI

LE AVVENTURE DI REMI

Dolce Remi, piccolo come sei, per il mondo tu vai… ♥

Gli anime visti in questi giorni di forzata inattività causata dal maledetto  Covid-19 mi hanno fatto venire voglia di fare un tuffo nel passato, quindi mi è venuta l’idea di “postare” qualche articolo su manga e anime che hanno “segnato” (positivamente, è ovvio!) la mia adolescenza, e non solo.

Remi – Le sue avventure (家なき子 Ienakiko) è un anime giapponese prodotto dalla Tokyo Movie Shinsha nel 1977, tratto dal romanzo “Senza famiglia” di Hector Malot. È stato trasmesso in Italia per la prima volta nel 1979 su Rai 1. La trama, triste come pochi, rende tuttavia il piccolo Remi un simpatico compagno di avventure e di crescita per gli spettatori, chiaramente bambini in età scolare. Per lui non si può che provare empatia, come siamo soliti dire oggi.

Nato a Londra da una nobile famiglia inglese, Richard Milligan viene rapito ancora in fasce per ordine dello zio, che vuol diventare unico erede delle fortune di famiglia. I rapitori lasciano il neonato in Francia a Parigi, dove il signor Gerolamo Barberin lo trova per caso e decide di allevarlo insieme alla moglie, dandogli il nome di Remi. Il padre lavora come muratore a Parigi e manda i pochi soldi che guadagna alla moglie in paese, ma un brutto giorno si infortuna cadendo da un’impalcatura, rimanendo invalido al lavoro. Fa causa al padrone del cantiere spendendo tutti i soldi della famiglia nel processo, ma la perde: la famiglia è completamente rovinata ed è costretta a vendere l’unica mucca per ripagare i debiti. Remi ora è una bocca di troppo da sfamare e il signor Barberin accetta la proposta del signor Vitali, incontrato per caso in una locanda della città, che si dice interessato a prendersi cura del ragazzino ormai di otto anni, e farlo lavorare nella sua compagnia artistica ambulante. La decisione spezza il cuore della madre adottiva, che non accetta la decisione del marito, ma Remi è ormai partito ed è un membro della compagnia Vitali, assieme ai cani Capi, Zerbino, Dolce ed alla scimmietta Joli Coeur.  Col passare del tempo Remì si integra perfettamente nella compagnia, imparando a fare parecchi numeri divertenti con gli animali, ma i momenti sereni terminano quando il signor Vitali, per difendere il suo cane Capi dai maltrattamenti di un gendarme, finisce in carcere per due mesi. Remi è così costretto ad addossarsi il carico del mantenimento degli animali e quando ormai, stremato e senza cibo, è assalito dalla disperazione, incontra casualmente la signora Milligan, che con la sua imbarcazione, il Cigno, sta risalendo i fiumi della Francia nella speranza di guarire il figlioletto Arthur colpito da una grave forma di artrosi alle gambe. La signora Milligan è in realtà la vera madre di Remì, ma sia lei sia il ragazzo non hanno assolutamente idea del legame che li unisce.

Accolto sulla barca, Remi accetta di passare sul Cigno i mesi che lo separano dalla scarcerazione del signor Vitali e il lungo soggiorno del ragazzo a bordo porta la signora a convincersi che il suo primogenito Richard, rapito in tenera età, sia ancora vivo.

Allo scadere del secondo mese, Vitali viene liberato e Remi si rimette in viaggio con lui, ma la vita della compagnia subisce un duro colpo durante lo stesso inverno di quell’anno. Le nevicate insistenti non lasciano scampo a chi, come loro, si rifugia in una capanna nei boschi: nella notte i lupi sbranano Zerbino e Dolce, inoltre la scimmietta si ammala di una preoccupante polmonite (ricordo con una tristezza infinita queste scene…). Vitali si rende conto dell’impossibilità di sopravvivere in condizioni simili e decide di trovare una sistemazione per il suo figlioccio.

Il destino però è ancora funesto: dopo la morte della scimmietta pochi giorni prima, muore anche lui, lasciando così solo il ragazzo, che sopravvive solo perché il fedele Capi lo salva scaldandolo con il suo corpo.

Remi viene ritrovato per puro caso dalla famiglia Acquin, che lo cura e lo accoglie come un figlio, anche per la forte simpatìa che per lui nutre Elisa, la più piccola delle figlie, che per una malattia infantile ha perso l’uso della parola.  Ma la sciagura si abbatte senza pietà anche sulla famiglia Acquin, la quale, già indebitatasi per costruire una serra di fiori, perde ogni cosa dopo che una violenta grandinata distrugge tutte le serre. Il padre, condannato al carcere per debiti e alla confisca dei beni, lascia i figli presso i suoi parenti sparsi per la Francia, ma per Remi non c’è posto.

Il ragazzo se ne va a Parigi, dove ritrova un vecchio amico, Mattia, che per sopravvivere escogita ogni stratagemma ai limiti della legalità. Dopo varie vicissitudini al lomte del credibile scopre che sua madre è ancora viva e che lo sta cercando.

A questo punto Remì e Mattia decidono di partire per l’Inghilterra per recarsi dall’avvocato Galley, ma cadono senza volerlo nel tranello teso dai Driscoll, che fingendosi la vera famiglia di Remi avevano incaricato Galley di ritrovare il ragazzino per poi usarlo come ostaggio ed estorcere denaro ai veri genitori. I due ragazzi sono quindi catturati dai Driscoll e durante la loro prigionia scoprono casualmente che la vera madre di Remì è proprio la signora Milligan che Remì aveva incontrato tanto tempo prima in Francia. La fortuna comincia FINALMENTE a sorridere al ragazzo (ormai diventato quasi undicenne) quando la signora Milligan incontra casualmente Beniamino, uno dei figli del signor Acquin, il quale le racconta le peripezie del ragazzo accennando alle sue misteriose origini di trovatello. La donna, insospettita dalle ombre sul passato di Remì, decide di andare fino in fondo alla faccenda e si reca al villaggio di Chavanon per incontrare la donna che lo ha trovato e allevato nei primi anni di vita. Il vestito indossato dal bambino, ancora conservato dalla signora Barberin, non lascia dubbi alla nobile inglese: ora sa che Remì è il bambino che le venne rapito ancora in fasce.

Nientemeno che a Ginevra si ha l’incontro finale della serie: Remi ritrova la sua vera madre ed Elisa, che finalmente riesce a parlare di nuovo dopo aver rivisto il suo adorato Remi.

Solo dieci anni dopo, tuttavia, Remi sposerà la dolce Elisa e diverrà avvocato, Mattia invece sfrutterà il suo grande talento nella musica e diventerà un violinista di fama internazionale.

Insomma, un misto di tragedia e commedia insieme. La tragedia consiste nel lingo seguito di disavventure vissute dal povero bambino, che sembra essere davvero il spbersqglio della malasorte e della sfortuna. La commedia sta nel ritrovamento (di classica memoria), che riporta ogni cosa a suo posto.

Certo, immaginare un bambino che se ne va in giro per il mondo quasi sempre da solo non è molto realistico, ma quando vedevo tutta la serie appassionandomi alla trama non mi veniva proprio in mente, giuro!

La mente razionale di un adulto vede e comprende certi messaggi in modo molto diverso. Perché “tutti siamo stati bambini, una volta, ma non ce lo ricordiamo”. Piccolo principe docet! 😉

E per finire una curiosità: questo anime sarà sempre per me quello che mi ha insegnato la dolcezza della lingua francese. Ricordo, infatti, che chiedevo insistentemente a mia madre perché, se si scriveva Remi, dovessimo leggerlo Remì. E lei, con la pazienza che caratterizza le mamme, me lo spiegò, con altri esempi dal suono bellissimo. ANCHE per questo, ormai adulta, decisi di studiare per conto mio il francese!

Quando la televisione fa bene… 🙂

(Dati della trama tratti da wikipedia)

 

 

Le avventure di Remiultima modifica: 2020-04-07T16:10:51+02:00da latineloqui69
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