Una fortuna sfacciata

Sopravvissuto. Nonostante TUTTO

una fortuna sfacciata

Titolo completo: Una fortuna sfacciata. Sopravvivere all’indicibile ad Auschwitz e Dora.

Autori: Pierre Berg e Brian Brock.

Si tratta di un libro sulla “vita” nei campi di sterminio. Un altro, direte voi. E invece no. Stavolta l’ottica è proprio diversa, perché non si tratta di un ebreo, “colpevole solo di essere nato” (secondo una felice espressione della Senatrice Liliana Segre), bensì di un oppositore politico, francese, Pierre Berg,  finito ad Auschwitz quasi per sbaglio, sopravvissuto per pura casualità ad un Inferno indicibile.

Si tratta di un resoconto, secco e talvolta insopportabile per la crudeltà delle descrizioni. Nulla è indorato, nessuna situazione è eufemizzata. Neppure quella dei cadaveri sventrati in un fiume per fornire cibo per le anguille. Neppure quella del macabro cannibalismo.

Venticinque capitoli di questa fatta. Venticinque capitoli agglomerati in sei parti (Drancy, Auschwitz, La marcia della morte, Dora, Ravensbruck, Wustrow), che prendono il titolo dai luoghi successivi della discesa all’Inferno del protagonista, un ragazzo poco più che diciottenne, che deve la sua sopravvivenza alla sua età, alla casualità (lascio al lettore scoprire come fu baciato dalla sorte…) e all’Amore, quello con la A maiuscola, che ritroviamo fin nell’epilogo: “Ricordi che la mia immaginazione impreziosiva  mentre giacevo in quelle cuccette infestate, scavavo quei fossati, congelavo durante gli appelli e appassivo dalla fame. Stella mia aveva dato la forza quando ero ai limiti della sopportazione“.

Eppure in un un’opera memorialistica come questa, in cui ogni cosa è orribile oltre ogni immaginazione umana, non è previsto un lieto fine. Non è pensabile un “normale” ritorno alla normalità. Anche questo è precluso a chi esce dall’Inferno…

Confesso che ogni tanto sono stata sul punto di mollare: non si tratta di un libro di facile lettura, eppure è un contributo prezioso alla Memoria. Non a caso, è stato messo dalle recensioni internazionali sullo stesso piano dell’opera di Primo Levi e di Elie Wieser.