Il primo Natale

Non ci resta che ridere!

il primo Natale

“Ma manco u’ catechismo, dico io…”

Sono una fan sfegatata dei due comici siciliani da tempi non sospetti, conosco a memoria le battute del famosissimo “Il 7 e l’8”, ho riso sino alle lacrime vedendo “L’ora legale”, ma non credevo potessero fare di meglio. Invece non è stato così.

100 minuti di risate a crepapelle, in una serie ininterrotta di gag  e di nonsense da non credere.

Tutto comincia in una maniera ben nota ai conoscitori del buon cinema italiano: un ladro di arte sacra (Ficarra) e un prete (Picone) ad un certo punto si ritrovano in Palestina nell’anno 0, un  po’ come i mitici Troisi e Benigni si ritrovarono senza sapere come nella famosa “Frittole nel 1400/quasi 1500”. Eppure tutto il resto è assolutamente nuovo e mai visto! Il presepe vivente con tanto di provini per persone e buoi, uno dei quali “con l’occhio non consapevole”; la nascita di un improbabile Calogero; una partita di tombola nientemeno che con il “delizioso” Erode; la nascità di Gesù in un presepe diverso da quello dell’immaginario collettivo; e alla fine un presepe vivente che più vivente non si può!

In conclusione, come in ogni buona commedia che si rispetti, il lieto fine che rimette tutto “a posto”.

Una sorta di “romanzo di formazione”, dunque, ma di fattezze moderne.

All’uscita dal cinema commentavo con il mio amore il film, ripetendone all’infinito le battute più esilaranti; sul nostro stesso marciapiede una coppia di una certa età che faceva lo stesso. Lui si gira e mi confessa di essersi un po’ risentito all’inizio per la grande disinvoltura con cui Ficarra esibiva il suo agnosticismo, ma di essersi poi tranquillizzato per il modo comico ma delicato insieme di trattare le verità di fede nel loro complesso.

In concusione, una gran bella commedia, per giovani e meno giovani, per credenti e non. Adatta al clima natalizio, ma non solo!