Storia del nuovo cognome

L'amica geniale 2

Si tratta secondo volume del Bildungsroman “L’amica geniale” incentrato sulla vita delle due amiche/nemiche Lina e Lenù.

Le ritroviamo più che adolescenti, a partire dai sedici anni, apparentemente indirizzate a due vite diverse e parallele, destinate a non incontrarsi mai più. Mentre Lila, infatti, si è sposata (giovanissima, secondo i parametri moderni, nella norma secondo quelli della società dell’epoca…), conquistando il “nuovo cognome” a cui fa riferimento diretto il titolo, diventando cioè la Signora Carracci e non più una “Cerullo qualsiasi”, Lenù continua il suo percorso di studia liceale, confermandosi studentessa modello.

Ad un certo punto, la svolta, per entrambe. La prima capisce sin dal banchetto nuziale di aver fatto la scelta sbagliata, la seconda si sente a disagio nella sua crescita personale e sociale. Da qui una serie di avvenimenti, circostanze, difficoltà, tragedie, ritrovamenti, che faranno reincontrare le due amiche/nemiche, ancora una volta disposte a sorvolare sulla loro apparente diversità, per suggellare di nuovo la loro amicizia eterna.

Lo sfondo non è più -come nel primo volume- la sola bellissima Napoli, ma anche altre città d’Italia, parallelamente con gli spostamenti delle due protagoniste nel loro percorso di crescita. Una tra tante, la bellissima Pisa con la sua notissima Università ‘Normale’.

In mezzo alle vicende che fanno crescere (in tutti i sensi) le due protagoniste, emerge un toccante -e leopardiano- rapporto di odio/amore con la città natale, quel luogo nel quale non si può non tornare, prima o poi. “Vissi il ritorno a Napoli come quando hai un ombrello difettoso che un colpo di vento ti chiude in testa all’improvviso” (pag. 434): la sensazione è dunque di sgomento, nonostante la piacevolezza del momento. Lenù torna al suo paese dal soggiorno pisano (anche qui, la coincidenza con il dato biografico leopardiano è veramente casuale?) molto più istruita di quando l’ha lasciata per andare a perfezionare i suoi studi, quindi si sente a disagio. Leggiamo a pag. 435: “Diventai presto nervosa. M’infastidiva trutto, le strade, le brutte facciate delle palazzine, lo stradone, i giardinetti, anche se in principio ogni pietra, ogni odore mi aveva commosso (…). Non è possibile che io resti prigioniera per sempre di questo posto e di questa gente”. E non possiamo che ritrovarci nei panni di questa ragazza, emigrata ma non troppo, affezionata al suo luogo d’origine ma non abbastanza, orgogliosa di come è diventata ma non per questo priva di ricordi preziosi, quei legami che rimangono sempre, anche se il filo si fa sempre più tenue a causa dell’azione degli anni.

Lessico e registro sono sempre quelli del primo volume, magari con una maggiore tendenza al realismo (anche lessicale) delle descrizioni, di sapore veristico (o meglio naturalistico), che possono anche disturbare, ma non inficiano il valore dell’opera, che, al contrario, come afferma Nino nella pagina conclusiva del romanzo, ha un’ammirevole e preziosa “forza modernizzatrice”.

Quindi da non perdere! Tanto più se avete già letto il primo romanzo…

Prossimo step: acquisto del prosieguo della serie!