Lo studio per la generazione dell’hic et nunc

POTERE CONOSCENZA

“La mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere”

Diciamocelo: quasi a nessuno di noi più anziani (o grandi, o adulti, o maturi, se preferite…) piaceva studiare. Quei pochi che, come la sottoscritta, nata e cresciuta “secchiona”, lo facevano con minore fatica e ci provavano gusto (sic!) non si consideravano delle mosche bianche e men che meno sentivano di doversene vergognare, in quanto lo studio fino a qualche decennio fa rientrava negli obblighi “naturali” di un adolescente e di un giovane in senso lato.
Ora non è più cosi. Il motivo è ancora tutto da studiare e da provare, ma la sensazione più o meno condivisa è che lo studio non rientri più negli interessi degli adolescenti dei nostri giorni. Il mondo esterno è un richiamo troppo forte.  Il web, con le sue notifiche onnipresenti, i suoi video da caricare, gli aggiornamenti delle app imprescindibili, le chat a cui rispondere a qualsiasi ora, i like da controllare su tutti i profili social è una calamita troppo potente…
Per questo per loro non è facile farsi attrarre con la stessa forza da un problema di geometria o di fisica,  da un bilanciamento di una reazione chimica, da un’equazione matematica o da una lettura in metrica di un passo di poesia classica. Figuriamoci dalla traduzione di una versione dal latino o dal greco, con il solo vocabolario (neanche più cartaceo, in verità..) alla mano…
E non serve a nulla far loro apologie in tutte le salse degli studi superioriori, dello Studio con la S maiuscola, ovvero lo STUDIUM, classicamente inteso, nel senso etimologico del termine (= applicazione, dedizione, approfondimento, impiego di tempo). Non serve. Anzi sortisce proprio l’effetto opposto. Se noi celebriamo loro l’importanza dello studio e della formazione in vista di una costruzione di se stessi a livello lavorativo e sociale non solo non ci sentono proprio, ma cominciano a controllare l’orologio (per meglio dire, il loro Dio Smartphone) nell’attesa che il sermone finisca, sospirando il proprio ritorno alla loro realtà, quella internettiana. Noi adulti ci sentiamo frustrati e delusi dal loro mancato interesse alle nostre parole; non pretendiamo un coinvolgimento, per carità, ma ci accontenteremmo di un laconico “Ok, mamma, ci penso…”, che ci farebbe venire le lacrime agli occhi…
Perché tutto questo?
Perché sono una generazione miope: non vedono lontano se non in modo molto sfocato e neppure si sforzano di stringere gli occhi per mettere a fuoco. Semplicemente rivolgono la loro attenzione a ciò che vedono senza difficoltà: gli oggetti vicini (in primis il loro onnipresente Dio Smartphone…) e la vicinanza come concetto filosofico, ovvero l’hic et nunc. Il loro presente internettiano è ciò che conta, null’altro. E allora come fare per passar loro qualche nozione utile alla loro formazione personale e culturale? Coinvolgendoli, accendendoli, infiammandoli. Sembra facile, ma non lo è…
La famiglia ormai ha alzato bandiera bianca e chiede aiuto alla scuola, spesso supplicandola a mani giunte. E la Scuola ci prova. Tutti i giorni. Con pazienza e caparbietà, spesso mandando giù bocconi amari, facendo i salti e le piroette per avere la loro attenzione, se non proprio la loro approvazione o ammirazione. Ecco che quindi ci inventiamo di tutto per mostrar loro CON ENTUSIASMO e AMORE quanto è BELLO (perché la categoria della Bellezza fa ancora presa su di loro) risolvere un’equazione, effettuare un bilanciamento, tradurre un passo da una lingua diversa dalla nostra, leggere una poesia, fare una banale ricerca etimologica.
E magari ti ascoltano pure! E poi vedi che ad alcuni di loro brillano gli occhi, senti che alcuni ti ringraziano di quello che hai spiegato! Sì, alcuni ringraziano, giuro! Esattamente come si alzano in piedi quando entri in classe. Perché all’inizio tu lo hai preteso, ovviamente, ma anche perché in seguito loro hanno interiorizzato l’importanza del gesto!
Quello che dobbiamo scatenare in loro è l’entusiasmo, lo stesso che manifestano -ad esempio- durante lo svolgimento delle attività di didattica alternativa dell’amatissima “settimana dello studente”. CERTO, perché, come disse il buon vecchio Plutarco secoli e secoli fa, “la mente non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere”. Passano i millenni, ma certi processi della costruzione del sé NON cambiano…

Meditiamo, gente, meditiamo…

Lo studio per la generazione dell’hic et nuncultima modifica: 2019-02-09T11:06:58+01:00da latineloqui69
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