Saffo e la poesia eternatrice

 

Tu giacerai morta, né più alcuna memoria di te mai resterà in futuro:

ché tu non hai parte delle rose della Pieria, ma anche nella casa di Ades

vagherai  oscura fra le ombre dei morti, sospesa in volo lontano da qui.

(Saffo, frammento 55)

È una Saffo ‘giambica’ – un lato meno noto della poetessa di Lesbo– che minaccia una squallida sorte di oblio a una donna ricca, ma ignorante e priva dei doni delle Muse, dunque grezza e insignificante. Per questo morirà senza lasciare traccia di sé nella memoria degli uomini, e la sua sorte sarà uno squallido vagare  fra le ombre dei morti.

Il riferimento alle Muse (“le rose della Pieria”) viene qui inserito per opposizione: la poetessa, lamentando la sorte di una defunta a noi sconosciuta, che non potrà trovare conforto nella promessa dell’immortalità garantita dai versi, sembra convinta che tale privilegio toccherà a  lei… Siamo dunque ad una delle prime testimonianze della funzione eternatrice della poesia, come ci dirà Foscolo moltissimi secoli dopo!

Ma non solo: tra le righe leggiamo una delle più belle celebrazioni della preziosità della cultura, della poesia, del saper comporre, dell’esere imparentati con le Muse: a fronte di queste prerogative, non c’è ricchezza o fortuna che tenga…

Sublime Saffo!

latineloqui69