Las animas

MARIO LUZI

LAS ANIMAS

Fuoco dovunque, fuoco mite di sterpi, fuoco
sui muri dove fiotta un’ombra fievole
che non ha forza di stamparsi, fuoco
più oltre che a gugliate sale e scende
il colle per la sua tesa di cenere,
fuoco a fiocchi dai rami, dalle pergole.

Qui né prima né poi nel tempo giusto
ora che tutt’intorno la vallata
festosa e triste perde vita, perde
fuoco, mi volgo, enumero i miei morti
e la teoria pare più lunga, freme
di foglia in foglia fino al primo ceppo.

Da’ loro pace, pace eterna, portali
in salvo, via da questo mulinare
di cenere e di fiamme che s’accalca
strozzato nelle gole, si disperde
nelle viottole, vola incerto, spare;
fa’ che la morte sia morte, non altro
da morte, senza lotta, senza vita.
Da’ loro pace, pace eterna, placali.

Laggiù dov’è più fitta la falcidia
arano, spingono tini alle fonti,
parlottano nei quieti mutamenti
da ora a ora. Il cucciolo s’allunga
nell’orto presso l’angolo, s’appisola.

Un fuoco così mite basta appena,
se basta, a rischiarare finché duri
questa vita di sottobosco. Un altro,
solo un altro potrebbe fare il resto
e il più: consumare quelle spoglie,
mutarle in luce chiara, incorruttibile.

Requie dai morti per i vivi, requie
di vivi e morti in una fiamma. Attizzala:
la notte è qui, la notte si propaga,
tende tra i monti il suo vibrìo di ragna,
presto l’occhio non serve più, rimane
la conoscenza per ardore o il buio.

(da Onore del vero, 1957)

Mario Luzi (1914-2005), mentre i contadini bruciano le stoppie e arano e pensano a riparare gli attrezzi per l’inverno, pensa invece ai defunti, che si commemorano in questo principio di mese: “Las animas” è il nome dato dagli spagnoli alla solennità del 2 novembre.

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