La Storia

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La Storia è un romanzo a sfondo storico pubblicato nel giugno del 1974 dalla casa editrice Einaudi.

La Storia, con la S maiuscola. E non per pura enfasi retorica, bensì per scelta dell’autrice Elsa Morante, che vuole mandare un messaggio preciso al suo lettore (“ruotarono anche le scene della storia umana (la Storia) che essa percepì come le spire multiple di un assassinio interminabile“: pag. 509 dell’edizione Euroclub 1995).

L’epigrafe iniziale ci aiuta a contestualizzare: “Un giorno di gennaio dell’anno /1941/ un soldato tedesco camminava/ nel quartiere di S. Lorenzo a Roma./ Sapeva 4 parole in tutto d’italiano/ e del mondo sapeva poco o niente./ Di nome si chiamava Gunther./ Il cognome rimane sconosciuto“.

Ambientato nella Roma della Seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra, come romanzo corale è un pretesto per un affresco sugli eventi bellici visti in soggettiva con gli occhi dei protagonisti e della popolazione ferita alle prese con problemi vecchi e nuovi dovuti ai tragici avvenimenti di quegli anni.

Intorno a Gunther gira tutto l’intreccio del romanzo morantiano, anche se la protagonista reale è una madre, Ida Ramundo vedova Mancuso (ebrea per parte di madre) e madre di un turbolento ragazzo quindicenne di nome Antonio Mancuso, soprannominato Nino. Colto da un attacco di panico che trasforma in rabbia la sua nostalgia, il soldato tedesco (quello dell’epigrafe) violenta la donna, che ne rimarrà incinta e avrà un figlio, Giuseppe, ribattezzato “Useppe” da suo fratello. Di Gunther, che poco dopo perirà a bordo del convoglio aereo destinato al trasporto delle truppe tedesche in Africa, la donna non avrà più alcuna notizia.

Ida e i suoi figli vivono in una casa di San Lorenzo, in Via dei Volsci. Nino è un ragazzo esuberante e innamorato della vita: fervente fascista (ma solo per braveria: in realtà non ha nessuna idea di cosa sia il Fascismo), ostenta scarsa voglia di studiare, linguaggio scurrile, comportamento spavaldo e sfrontato. Non si avvede della gravidanza di sua madre fino alla nascita del fratellino, ma già dalla prima volta in cui lo vede se ne innamora, e inizia con lui uno stupendo rapporto di amore fraterno, per quanto discontinuo a causa dei suoi continui vagabondaggi. Nel luglio del 1943 Nino riesce a farsi accogliere in un battaglione di Camicie Nere in partenza verso il Nord. Qualche giorno dopo un grosso bombardamento distrugge, oltre al resto, la casa di Ida a San Lorenzo, uccidendo il cane di Nino, Blitz, e lasciando Ida e Useppe senza una dimora. I due trovano alloggio in uno stanzone a Pietralata, destinato a ricovero per gli sfollati, condiviso con un anziano marmoraro comunista, Giuseppe Cucchiarelli (chiamato, per l’inflazione di persone con quello stesso nome, “Giuseppe Secondo” o, nel linguaggio infantile di Useppe, “Eppetondo”), e con una famiglia mezzo napoletana e mezzo romana, talmente numerosa da essere soprannominata la famiglia de I Mille.

Poco tempo dopo, inaspettatamente, ricompare Nino, non più Camicia Nera,  ma partigiano comunista. Il suo soprannome da partigiano è Assodicuori, e con lui ha portato un suo compagno di guerriglia, Oreste Aloisi, detto Quattropunte.

Grazie ad una sua anziana collega, Ida trova un nuovo alloggio: una stanza in affitto a Testaccio, in Via Mastro Giorgio, presso una famiglia, la famiglia Marrocco, nativa della Ciociaria.  La casa viene spesso frequentata da Santina, una vecchia prostituta e amica delle Marrocco, che era (a dir suo) in grado di leggere le carte.

In casa Marrocco arriva un giorno Davide (prima conosciuto come Carlo o Piotr), alla ricerca di Nino, che è a Roma, ma senza un recapito preciso. Pochi giorni dopo, infatti, si presenta anche Nino. In questa occasione Nino comunica alla madre, sconvolta, di aver scoperto le sue origini ebree («A’ mà! Che stiamo ancora ai tempi de Ponzio Pilato? Che se fa, se sei giudia? […] Pure Carlo Marx era giudio!»).

Con l’inizio del 1946, a guerra ormai terminata, le notti di Useppe iniziano ad essere tormentate da lunghi e spaventosi incubi. La persistenza di questi ultimi convince Ida a portare il piccolo Useppe da una dottoressa, che gli prescrive un ricostituente, grazie al quale la salute del piccolo si stabilizza temporaneamente.

Verso la fine dell’agosto dello stesso anno, Nino si trasferisce per qualche giorno nell’appartamento che Ida ha preso in affitto da poco, con una cagna, Bella, che resterà con Useppe fino alla fine del romanzo.

Il 16 novembre Useppe viene colpito da un attacco epilettico, il primo di tutta la sua vita (anche la madre, da bambina, aveva avuto questa malattia). Qualche giorno dopo, un altro avvenimento giunge a minare la salute psichica di Ida: la morte di Nino in un incidente stradale, dopo un inseguimento con la polizia (Nino era contrabbandiere).

La primavera e l’estate del ’47 vede Useppe e la cagna Bella (che dopo la morte di Nino era riuscita a trovare la casa di Ida e si era stabilita lì) “pazziare” per le vie di Roma, lungo il Tevere (dove hanno una sorta di “rifugio segreto”), dove incontra un ragazzetto, tale Scimò Pietro, fuggito da un riformatorio. Questo ragazzo sarà il suo unico amico, almeno per un po’…

E non finisce qui! Gran parte dell’intreccio deve ancora venire. E lo lascio a voi!

Il romanzo è infatti una pietra miliare della letteratura italiana e NON SI PUò NON conoscerlo!

P.s. Dal romanzo è stato tratto nel 1986 il film omonimo diretto da Luigi Comencini (che però non ho mai visto…).

Un saluto ai miei studenti del VC, che hanno letto questo libro come approfondimento estivo!!! 😉

(Liberamente tratto da Wikipedia, l’enciclopedia libera).

latineloqui69

La Storiaultima modifica: 2016-08-19T20:09:10+02:00da latineloqui69
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