Cacciaguida a Dante

Divina Commedia, Paradiso, canto XVII

Cacciaguida profetizza il futuro a Dante:
Né per ambage, in che la gente folle
già s’inviscava pria che fosse anciso
l’Agnel di Dio che le peccata tolle, 33
ma per chiare parole e con preciso
latin rispuose quello amor paterno,
chiuso e parvente del suo proprio riso: 36
«La contingenza, che fuor del quaderno
de la vostra matera non si stende,
tutta è dipinta nel cospetto etterno; 39
necessità però quindi non prende
se non come dal viso in che si specchia
nave che per torrente giù discende. 42
Da indi, sì come viene ad orecchia
dolce armonia da organo, mi viene
a vista il tempo che ti s’apparecchia. 45
Qual si partio Ipolito d’Atene
per la spietata e perfida noverca,
tal di Fiorenza partir ti convene. 48
Questo si vuole e questo già si cerca,
e tosto verrà fatto a chi ciò pensa
là dove Cristo tutto dì si merca. 51
La colpa seguirà la parte offensa
in grido, come suol; ma la vendetta
fia testimonio al ver che la dispensa. 54
Tu lascerai ogne cosa diletta
più caramente; e questo è quello strale
che l’arco de lo essilio pria saetta. 57
Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale. 60
E quel che più ti graverà le spalle,
sarà la compagnia malvagia e scempia
con la qual tu cadrai in questa valle; 63
che tutta ingrata, tutta matta ed empia
si farà contr’a te; ma, poco appresso,
ella, non tu, n’avrà rossa la tempia. 66
Di sua bestialitate il suo processo
farà la prova; sì ch’a te fia bello
averti fatta parte per te stesso. 69
Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello
sarà la cortesia del gran Lombardo
che ‘n su la scala porta il santo uccello; 72
ch’in te avrà sì benigno riguardo,
che del fare e del chieder, tra voi due,
fia primo quel che tra li altri è più tardo. 75
Con lui vedrai colui che ‘mpresso fue,
nascendo, sì da questa stella forte,
che notabili fier l’opere sue. 78
Non se ne son le genti ancora accorte
per la novella età, ché pur nove anni
son queste rote intorno di lui torte; 81
ma pria che ‘l Guasco l’alto Arrigo inganni,
parran faville de la sua virtute
in non curar d’argento né d’affanni. 84
Le sue magnificenze conosciute
saranno ancora, sì che ‘ suoi nemici
non ne potran tener le lingue mute. 87
A lui t’aspetta e a’ suoi benefici;
per lui fia trasmutata molta gente,
cambiando condizion ricchi e mendici; 90
e portera’ne scritto ne la mente
di lui, e nol dirai»; e disse cose
incredibili a quei che fier presente. 93

 

Affascinante questo passo del famosissimo XVII canto, uno dei tre del “trittico di Cacciaguida”, in cui Dante sembra finalmente ricomporre le fila di quel telaio di informazioni che ha raccolto nel suo lungo viaggio, ricevendo risposte generiche/ non complete/ sibilline alla richiesta relativa alla sua vita futura.

A questo punto è arrivato finalmente per lui il momento di sapere tutto. In modo completo.  Per bocca del suo stimato trisavolo, che non usa reticenze, persino sui contenuti più “pesanti” psicologicamente. Con l’animo di un padre che parla ad un figlio. Con la bellezza espressiva che solo un canto del Paradiso dantesco può avere!

Ho la fortuna di spiegare questo canto più o meno ogni due anni e ogni volta mi stupisco della sua bellezza poetica…

Provare per credere!

Latineloqui69

Cacciaguida a Danteultima modifica: 2018-04-07T20:00:17+02:00da latineloqui69
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